Ziv: Parashat Beha’alotkha


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) ci propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dei Numeri 8,1 – 12,16 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Zaccaria 2,14 – 4,7. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv behaalotkhaUn’altra possibilita’ …

Questa settimana le nostre letture sono ricche di altre possibilita’. Un’altra possibilita’ di redenzione dal peccato e dall’impurita’, una seconda possibilita’ per camminare lungo la via della legge di Dio. Nella Haftarah di questa settimana troviamo Giosue’, il Sommo Sacerdote che porta i vestiti contaminati di colpa e iniquita’ – e l’angelo che gli offre un’altra possibilita’ e che dice a quelli che stavano intorno a Giosue’: “Toglietegli quelle vesti immonde” (Zaccaria 3,4) e girandosi verso di lui l’angelo disse: “Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti da festa” (Idem). E’ la stessa purificazione che i figli di Levi devono ricevere nella nostra parasha per servire nel santuario. Il Signore dice a Mose’: “Per purificarli farai cosi’: li aspergerai con l’acqua dell’espiazione; faranno passare il rasoio su tutto il loro corpo, laveranno le loro vesti e li purificheranno. Poi prenderanno un giovenco con l’oblazione consueta di fior di farina intrisa in olio e tu prenderai un altro giovenco per il sacrificio espiatorio” (Zaccaria 8,7-8). Allo stesso modo, quando c’erano persone impure, che non potevano prendera parte al sacrifico pasquale, ricevevano una seconda possibilita’ con l’istituzione della seconda Pasqua – una Pasqua istituita appositamente per accogliere gli uomini che si trovavano in questa situazione. Dio dice a Mose’: Parla agli Israeliti e ordina loro: Se uno di voi o dei vostri discendenti sara’ immondo per il contatto con un cadavere o sara’ lontano in viaggio, potra’ ugualmente celebrare la pasqua in onore del Signore. La celebreranno il quattordici del secondo mese al tramonto; mangeranno la vittima pasquale con pane azzimo e con erbe amare” (Numeri 9,10-11). Si tratta di un evento straordinario! – che accade solo qui – dove Dio istituisce un giorno di festa su richiesta degli uomini, e non come un comando dall’alto. In realta’, Dio fa questo per accogliere coloro che confessano di essere immondi. Nella loro obbedienza a Dio, questi uomini si ritirano dall’assemblea di Israele, ma hanno capito l’importanza della Pasqua a tal punto che essi sono stati spinti a presentare una petizione a Dio per avere una seconda possibilita’. E non solo, Mose’ stesso ha compreso la purezza delle loro intenzioni e cosi’ non ha pronunciato alcun giudizio su di loro, ma ha atteso di ascoltare la volonta’ di Dio.

Una seconda possibilita’ e’ data anche a Ietro – suocero di Mose’ – alla partenza dal Sinai. Il nome di Ietro e’ cambiato nel corso del tempo trascorso ai piedi del Monte Sinai – e ora il suo nome e’ “Obab, figlio di Reuel, Madianita”, suocero di Mose’ (Numeri 10,29). I saggi di Israele riconoscono in questo cambiamento di nome la conversione di Ietro dal paganesimo alla fede ebraica. E Mose’ dice a suo suocero: “Noi stiamo per partire, verso il luogo del quale il Signore ha detto: Io ve lo daro’ in possesso. Vieni con noi e ti faremo del bene, perche’ il Signore ha promesso di fare il bene a Israele” (Numeri 10,29) – e dopo un rifiuto iniziale di quest’ultimo, Mose’ ribadisce: “Non ci lasciare poiche’ tu conosci i luoghi dove ci accamperemo nel deserto e sarai per noi come gli occhi. Se vieni con noi, qualunque bene il Signore fara’ a noi, noi lo faremo a te” (Numeri 10,31-32). Questa seconda possibilita’ sembra aver tenuto Ietro saldamente all’interno del popolo di Israele – cosi’ si legge all’inizio del Libro dei Giudici: “I figli del suocero di Mose’, il Kenita, salirono dalla citta’ delle Palme con i figli di Giuda nel deserto di Giuda” (Giudici 1,16). Queste seconde possibilita’ sono la storia del viaggio di Israele nel deserto. Ci insegnano che Dio ci offre sempre la speranza del cambiamento e della redenzione, che e’ sempre disposto ad ascoltare le nostre suppliche di servirlo con cuore sincero – e che il suo amore per i peccatori pentiti non ha limiti. Shabbat Shalom.

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