Ziv: Parashat Achrei Mot-Kedoshim


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Levitico 16,1 – 20,27 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Amos 9,7 - 15. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv kedoshimLa vita della carne e’ nel sangue

La nostra parasha (che e’ una doppia parasha: Achrei-mot “dopo la morte” e Kedoshim “santi”) inizia immediatamente dopo la morte dei due figli di Aronne che abbiamo studiato due settimane fa nella parachat Shemini. Infatti, la parasha “Tazria-Metsora” della scorsa settimana (con l’ultima parte del Shemini) e’ una lunga parentesi nella narrazione della morte di Nadab e Abiu – un ponte tra la prima parte del Levitico, che si occupa del servizio dei sacerdoti, e l’ultima parte del libro, che si occupa della dimora che deve essere “in mezzo” ai figli di Israele. Alla fine della parasha precedente si legge questa fondamentale istruzione che servira’ come cardine al resto del libro: “Avvertite gli Israeliti di cio’ che potrebbe renderli immondi, perche’ non muoiano per la loro immondezza, quando contaminassero la mia Dimora che e’ in mezzo a loro” (Levitico 15,31). Questo obiettivo costituisce una buona introduzione alla parasha “Kedoshim” in cui l’idea principale e’ “Siate santi, perche’ io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Levitico 19,1). Tuttavia, prima che i figli di Israele siano istruiti nella santita’, il sommo sacerdote deve espiare i suoi peccati, quelli della sua casa e di tutto il popolo.

Il Giorno della Purificazione – Yom Kippur – e’ quindi istituito nella nostra parasha dopo la morte dei due figli di Aronne: “Il Signore disse a Mose’: “Parla ad Aronne, tuo fratello, e digli di non entrare in qualunque tempo nel santuario, oltre il velo, davanti al coperchio che e’ sull’arca; altrimenti potrebbe morire, quando io appariro’ nella nuvola sul coperchio” (Levitico 16,2). Aronne, e ogni sommo sacerdote dopo di lui, deve offrire il sacrificio di espiazione una volta l’anno – l’unica volta che gli e’ consentito di entrare nel Santo dei Santi. Quel giorno, il sommo sacerdote vestira’ abiti semplici – abiti di lino. Offrira’ un toro per se stesso e per la sua famiglia e due capre per i figli di Israele. “E gettera’ le sorti per vedere quale delle due capre debba essere del Signore e quale di Azazel” (Levitico 16,8). L’offerta per il Signore viene sacrificata e il suo sangue servira’ “a fare l’espiazione sul santuario per l’impurita’ degli Israeliti, per le loro trasgressioni e per tutti i loro peccati. Lo stesso fara’ per la tenda del convegno che si trova fra loro, in mezzo alle loro impurita’” (Levitico 16,16). Tuttavia, l’offerta di “Azazel” “portera’ addosso tutte le loro iniquita’ in una regione solitaria, sara’ lasciata andare nel deserto” (Levitico 16,22). Secondo la tradizione, Azazel e’ sempre stato connotato con i demoni, le forze del male: il “Yetzer HaRah” – alcune tradizioni lo identificano anche con gli angeli caduti che troviamo nella Genesi al capitolo 6.

Perche’ queste due offerte? Il libro sacro di Zohar riflette su questa domanda e osserva che la capra “per Azazel” non e’ un nome per ogni sacrificio, ma e’ “mandata” o “lasciata andare” nel deserto – lo stesso verbo usato per Giacobbe quando invia doni a suo fratello Esau’. La prima capra e’ offerta con il sangue per l’espiazione, poiche’, come si legge piu’ avanti nella parasha “la vita della carne e’ nel sangue. Percio’ vi ho concesso di porlo sull’altare in espiazione per le vostre vite; perche’ il sangue espia, in quanto e’ la vita” (Levitico 17,11), ma la seconda capra e’ inviata per placare le forze del male che attaccano incessantemente l’anima del popolo. E’ quindi “lasciata andare” nel deserto – una terra desolata – lontana da Dio e dalla vita – una terra che significa morte, portando su di se’ tutti i peccati del popolo come testimonianza contro le forze della morte. Proprio come Esau’ – che voleva uccidere Giacobbe e la sua famiglia – i figli di Israele – si e’ placato vedendo le forze della vita di coloro che voleva uccidere venire verso di lui, cosi’ le forze del male abbandonano i figli di Israele il giorno dell’espiazione per essere purificati dai loro peccati. Shabbat Shalom.

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel