In memoria del Prof. Moshe Greenberg z"l


Di seguito ciò che Yohanan Elihai della comunità di Gerusalemme ha scritto alla signora Greenberg, vedova del prof. Moshe Greenberg, deceduto pochi giorni fa’. Il professor Greenberg, vincitore del Premio Israele, è stato uno dei grandi biblisti in Israele.

moshe_greenberg“Frequentemente ho raccontato ai miei fratelli ed ai miei amici sulla nostra conoscenza. Nonostante ci incontrassimo raramente, ogni volta questo mi provocava un’insieme di emozioni profonde e piacevoli.

Alcuni racconti rimangono nella mia memoria, e desidero raccontare a Lei (ed alla famiglia) almeno uno di questi eventi:

Mia madre, che a vent’anni aveva abbandonato la fede cristiana, tornò alla fede personale intorno ai cinquant’anni, e verso la fine della sua vita, trascorreva diverse ore in preghiera e nella lettura delle Sacre Scritture. Mi mandava delle conversazioni registrate ed io le rispondevo nella stessa maniera. Più volte mi poneva diverse domande: Perché questo? Cosa vuol dire ciò? Ricordo che una volta le raccontai di certe cose che mi erano diventate chiare dopo il mio arrivo in Israele, e nella registrazione successive mi rispose: Perché I nostril sacerdoti non dicono queste cose nelle loro omelie?

Così, una volta mia mamma mi chiese: “Com’è che in tutte le Scritture (pensava specialmente al Nuovo Testamento, ma vale anche per la Bibbia ebraica) non è mai scritto che qualcuno dice a Dio: ‘Ti amo!’?”

Chiesi a diversi amici cristiani e nessuno di essi mi diede una risposta seria. Allora pensai: l’unico che può rispondermi è Moshe Greenberg. Lo incontrai sul monte Scopus (presso la Hebrew University) dopo una lezione, e lì, sulla via tra i palazzi dell’università, derei “su un piede solo”, gli posi la domanda.

Lui rispose immediatamente: “Io vedo due ragioni. Primo: nella Bibbia ebraica, l’uomo parla a Dio come in un dialogo tra esseri umani (cioè, non esiste un linguaggio religioso specifico). Ed in effetti nella lingua del medio oriente antico, non vi è alcuno che dica a qualcun altro: “Ti amo”. Neanche un ragazzo ad una ragazza. Infatti nel Cantico dei Cantici camminano, corrono e si cercano e si dicono una serie di cose belle, simboli ed immagini che fanno comprendere il senso delle loro parole, ma in tutto il libro non c’è traccia di un “ti amo”.

”Ma c’è un’altra risposta più importante: un comandamento deve essere osservato con i fatti e non con le parole. Nel libro del Deuteronomio è scritto: “Ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero” (Dt 10,18). Amare è dare, compiere l’amore in un azione e non ripetendo le parole “ti amo, ti amo”. Questo è il compiere il precetto “Amerai il tuo vicino come te stesso”, devi fare per lui e non ripetere belle parole.

Non dimenticherò mai queste parole”.

Yohanan ricorda ancora un episodio:

Moshe Greenberg ere una persona amichevole che amava ridere, ma normalmente appariva molto serio (come nella foto). Quando lo incontrai la prima volta presso Haim Blanc, un amico d’infanzia, rimasi molto impressionato. Sentì cos’ero e mi guardò con i suoi occhi grigi penetranti e mi chiese: “Come pregate?” Gli raccontai dell’ora di preghiera in silenzio senza parole, e lui interrogò: “Cosa? Non conversate, non dibattete su questo, sulla Bibbia ecc.? Così, senza parole?” Dissi che un solo pensiero è come il roveto ardente e può bastare per stare davanti a Dio in preghiera silenziosa. Mi sembrò che l’avessi deluso. Improvvisamente si rivolse ad alcune persone sedute nel salone e disse: “Mi domando quando abbiamo perso questo tipo di preghiera nell’ebraismo?”. E poi aggiunse: “Una volta ero presente ad una preghiera di protestanti, 200 persone, famiglie e bambini, e, ad un certo punto, hanno fatto silenzio per cinque minuti. Rimasero in silenzio, senza parole. E vi posso garantire che questo silenzio non era vuoto!”.

Questo fu il mio primo incontro con Moshe Greenberg. Sia benedetta la sua memoria!

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