Ziv: Parashat Behar-Behukotai


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ preso dal Libro del Levitico 25,1 – 27,34 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Geremia 16,19 – 17,14. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv behukotaiRicordero’ la mia alleanza con Giacobbe

L’ultima parasha del Levitico inizia con la prescrizione di dare riposo alla terra ogni anno sabbatico – cioe’ ogni sette anni. Questo accadra’ “Quando entrerete nel paese che io vi do, la terra dovra’ avere il suo sabato consacrato al Signore” (Levitico 25,2). Questa e’ la prima delle prescrizioni in ordine prima di menzionare tutte le fatiche legate alla terra. Secondo gli antenati, questo e’ per dimostrare che tutto il lavoro dei sei anni e’ fatto solo per raggiungere il settimo, che e’ l’apice. In questo modo l’uomo vede chiaramente che e’ la grazia del Signore a sostenere lui, la sua famiglia e tutti i suoi beni durante il settimo anno quando la terra non viene coltivata per obbedienza al volere divino. E’ durante il settimo anno che le benedizioni di Dio, la sua bonta’ e la sua sovranita’ sono piu’ evidenti: “Se dite: Che mangeremo il settimo anno, se non semineremo e non raccoglieremo i nostri prodotti? Io disporro’ in vostro favore un raccolto abbondante per il sesto anno ed esso vi dara’ frutti per tre anni” (Levitico 25,20-21).

La nostra parasha contiene due sezioni che mettono i sabati di Dio (compreso l’anno sabbatico) al di sopra delle prescrizioni – descrivendo anche le conseguenze per coloro che non le osservano. Il capitolo 25 inizia con questa prescrizione: “Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sara’ come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna” (Levitico 25,3-4), e dopo di questo vengono elencate le cadute successive – in cinque fasi – di un fratello che non osserva il sabato. Cosi’ dice Rashi: “In un primo momento la Scrittura ci esorta a osservare l’anno sabbatico; poi, se uno e’ avido di denaro ed e’ sospettato di aver violato la legge per aver condotto affari durante l’anno sabbatico, dovra’ vendere cio’ che gli appartiene. E la Scrittura vi contrappone: “Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo” (25,14) (“o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo ...”, qualche cosa che e’ trasferita da una persona all’altra). E se ancora non si pente, alla fine dovra’ vendere la sua eredita’ (25,25). Se anche in questo caso non si pente, finira’ per vendere la sua casa, e se anche in questo caso non si pentira’, dovra’ prendere in prestito denaro con interessi (25,35-38). E qui l’ultima scena e’ anche piu’ drammatica. Se ancora non si pente, si ridurra’ a vendere se stesso (25,39-46); e se ancora non si sara’ pentito, non basta che si sia venduto ad un fratello ebreo, ma dovra’ vendere se stesso anche ad un non ebreo.

Allo stesso modo, il capitolo 26 inizia con: “Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore” (Levitico 26,2), e dopo un elenco delle benedizioni che avverranno solo se Israele osservera’ le prescrizioni, prosegue con le cinque fasi di cadute successive se le prescrizioni non saranno mantenute: “Quanto a voi, vi disperdero’ fra le nazioni e vi inseguiro’ con la spada sguainata; il vostro paese sara’ desolato e le vostre citta’ saranno deserte” (Levitico 26,33), e a suo tempo “la terra godra’ i suoi sabati per tutto il tempo in cui rimarra’ desolata e voi sarete nel paese dei vostri nemici; allora la terra si riposera’ e si compensera’ dei suoi sabati. Finche’ rimarra’ desolata, avra’ il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l’abitavate” (Levitico 26,34-35).

Ed e’ proprio qui che la misericordia di Dio verso i peccatori – grazie alla sua fedelta’ all’alleanza con i nostri padri – si manifesta in tutta la sua gloria. E’ nella situazione piu’ umile, piu’ debole e piu’ buia che Dio dice: “Nonostante tutto questo, quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li rigettero’ e non mi stanchero’ di essi fino al punto d’annientarli del tutto e di rompere la mia allenaza con loro; poiche’ io sono il Signore loro Dio; ma per loro amore mi ricordero’ dell’alleanza con i loro antenati che ho fatto uscire dal paese d’Egitto davanti alle nazioni, per essere il loro Dio. Io sono il Signore” (Levitico 26,44-45). Shabbat Shalom.

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