Festa del Sacro Cuore di Gesu’ – Anno B


Questa festa viene celebrata 19 giorni dopo Pentecoste, sempre di Venerdi’. Nonostante una antica tradizione di onorare il cuore di Gesu’, fu solo nel XVII secolo che una suora, Maria-Margherita Alacoque, sottolineando l’importanza del cuore di Gesu’, riusci’ a diffonderne il culto popolare.

Si inizio’ a celebrare questa festa nella Chiesa a partire dal XIX secolo. Al centro della festa e’ il cuore di Gesu’, ricco di amore per l’umanita’. Secondo il Vangelo di San Giovanni, quando Gesu’ mori’ sulla croce, un soldato romano trafisse il costato di Gesu’ con una lancia: “Uno dei soldati gli colpi’ il fianco con la lancia e subito ne usci’ sangue e acqua” (Giovanni 19,34). Un’antica tradizione identifica nell’acqua e nel sangue elementi di una nascita, dal costato trafitto di Gesu’ crocifisso e’ nata la Chiesa.

Nel X secolo in Occidente, si riconobbe una similitudine tra il costato trafitto di Gesu’ e il cuore. Il cuore e’ il luogo di amore e per amore della persona umana Cristo e’ morto per noi sulla croce. Suor Maria-Margherita Alacoque, francese, ha avuto visioni in cui Gesu’ le aveva chiesto di diffondere la spiritualita’ del Sacro Cuore, una spiritualita’ centrata sull’amore di Cristo. In questo e’ stata sostenuta dal superiore dei Gesuiti della regione, Padre de la Colombiere.

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Le letture della festa di quest’anno (Anno B) ci aiutano a capire l’importanza della festa. Il Vangelo di Giovanni parla del costato trafitto di Gesu’. Nella seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Efesini (3,8-19), San Paolo descrive l’amore di Cristo in termini impressionanti: “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e cosi’, radicati e fondati nella carita’, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondita’, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perche’ siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (3,17-19).

La prima lettura, dal capitolo undici del Libro di Osea, e’ una lettura particolarmente commovente. In essa Dio, attraverso il profeta, descrive il suo amore non corrisposto per Israele. “Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Osea 11,1). Il capitolo descrive l’amore del Padre per suo figlio e il rifiuto del figlio nell’accettare il suo amore. L’amore del Padre per il figlio e’ cosi’ grande che non gli permette di abbandonarlo. “Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Adma, ridurti allo stato di Zeboim? (Osea 11,8). Adma e Zeboim erano le citta’ che furono distrutte con Sodoma e Gomorra. Queste citta’ furono completamente ribaltate alla distruzione di Sodoma e Gomorra. Il termine “ribaltare” si riferisce alla completa distruzione, come descritta in Genesi 19. Le citta’ furono capovolte e niente fu risparmiato. A causa del suo amore, Dio non puo’ fare cio’. “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione” (Osea 11,8). Invece di distruggere il suo popolo, Dio capovolge il suo cuore. Papa Benedetto XVI, nella sua enciclica sull’amore che ha pubblicato nel 2005, all’inizio del suo pontificato, ha commentato questi versetti dicendo: “L’amore appassionato di Dio per il suo popolo – per l’uomo – e’ nello stesso tempo un amore che perdona. Esso e’ talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia. Il cristiano vede, in questo, gia’ profilarsi velatamente il mistero della Croce: Dio ama tanto l’uomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte e in questo modo riconcilia giustizia e amore” (Benedetto XVI, Deus Caritas Est, 2005, n. 10).

Il giorno dopo questa festa, il sabato, la Chiesa onora il Cuore Immacolato di Maria, un cuore creato a perfetta immagine e somiglianza del cuore di suo figlio.

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