P. Michel Remaud: nascita e risurrezione


Padre Michel Remaud ci ha mandato questo testo sulla nascita e risurrezione per questo periodo di Pasqua.

Nella sua Lettera ai Romani, l’Apostolo Paolo scrive in riferimento ad Abramo: “Ti ho costituito padre di molti popoli davanti al Dio nel quale credette, che dà la vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono”. In questo contesto, nascita e risurrezione sono in stretta correlazione. Abramo, scrive, “non vacillò nella fede, pur vedendo come già morto il proprio corpo – aveva circa cent’anni – e morto il seno di Sara” (Romani 4,17.19). La fede nella possibilità della nascita di un discendente è la stessa cosa del credere nella risurrezione dei morti: credere che Dio può portare vita da un corpo ormai segnato dalla morte. La Lettera agli Ebrei, da parte sua, dice che per fede Abramo non esitò a sacrificare il suo unico figlio, l’unica speranza di una generazione futura, poiché era convinto che Dio sarebbe stato capace di far risorgere i morti (Ebrei 11,19). Pochi versetti prima di questo, l’autore della Lettera utilizza lo stessa espressione che si trova nella Lettera ai Romani per esprimere che: “da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare” (Ebrei 11,12).

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Questa stretta relazione tra nascita e risurrezione è ben conosciuta nella tradizione ebraica del tempo. Questo è uno degli argomenti dei farisei, che credono nella risurrezione dei morti, nella loro polemica contro i sadducei, che non vi credono.  Ci sono riferimenti a questa disputa anche nei Vangeli: il racconto più conosciuto è quello della donna che fu sposata con sette mariti (Matteo 22, 22-23; Marco 12,18-27; Luca 20,37-38). Anche nel Talmud è possibile leggere il seguente racconto che è sia fondato teologicamente sia divertente nella sua conclusione:

“C’è un altro Min che disse a Gebiah ben Psisa: Ahi a voi, peccatori, che dite che i morti risorgeranno. I vivi muoiono e i morti dovrebbero vivere? E lui rispose: Ahi a voi, peccatori, che dite che i morti non risorgeranno. Ciò che non esisteva viene alla vita, e ciò che era vivo non dovrebbe tornare in vita? Il Min gli disse: Mi chiami peccatore. Se risorgerò, ti darò un calcio e aggiusterò la tua gobba (correggerò il tuo errore). Gli rispose: Se farai questo, sarai un medico specialista e riceverai una grande ricompensa” (bSanhedrin 91a).

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