Benedetto: "Come la cerva, così l'anima mia anela"


Benedetto ci aiuta a entrare nel tempo del digiuno con una riflessione sul primo verso del Salmo 42.

pants_deer

Ascoltare Salmo 42

All’inizio del nostro cammino quaresimale ci lasciamo aiutare dal primo verso del bellissimo salmo 42. L’immagine da esso evocata è al contempo struggente e pacificante. La similitudine dell’anima assetata di Dio con la gazzella che nel deserto anela ai ruscelli d’acqua ha in sé, nella sua semplicità, una forte carica espressiva. Richiama al bisogno naturale della creatura rispetto al suo Creatore, dell’umanità rispetto al suo Dio. Sicuramente, al tempo in cui fu composto, questo salmo era molto più eloquente, poiché attingeva agilmente all’immaginario collettivo di Israele. Nella nostra moderna società abbiamo perso un po’ di dimestichezza con animali selvatici e corsi d’acqua naturale. Eppure l’eterna attualità della Parola di Dio fa sì che ancora oggi ci si possa identificare con questa bellissima scena biblica, e si possa pregare con questo salmo facendo coincidere quell’ “anima mia” con la propria storia personale.

Molte volte nella Sacra Scrittura si fa riferimento alla sete e alla possibilità di Dio di saziarla. La sete è una sete spirituale, una costante inquietudine interiore che trova la sua pacificazione soltanto quando il cuore riposa in Dio (seguendo la celebre massima di Agostino). Ogni tentativo di saziare questa sete con altro risulta vano, come Gesù stesso insegna alla donna samaritana al pozzo: “Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,13-14).

È nel deserto che la sete si acuisce, è nell’aridità e nel battere impietoso del sole che ci si sente davvero indigenti e bisognosi di aiuto. La Quaresima è da sempre associata all’immagine del deserto: uno stato dell’anima in cui ci immettiamo ogni anno per poter vivere l’esperienza dell’incontro con Dio faccia a faccia, come quello di Mosè. In questi quaranta lunghi giorni, che richiamano i quarant’anni di Israele nel deserto, possiamo prendere coscienza del nostro stato di creatura, del nostro bisogno naturale di Dio e scandagliare la nostra coscienza per vedere se è sempre stato questo il nostro stile di esistenza. Bisogna allora predisporsi a questo incontro e preparare la nostra anima a una maggiore intimità con il Signore, per poter accogliere con cuore aperto il gioioso annuncio della Pasqua ed entrare festosi nella terra promessa, che è la comunione con il Padre e con i fratelli.

midbar_benny

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel