L’ho glorificato e di nuovo lo glorifichero’ (Giovanni 12,28)


Le letture della quinta domenica di Quaresima ci fanno meditare sulla figura di Gesu’ che prepara se stesso e i suoi discepoli ad accogliere la croce. Anche noi ci stiamo preparando con sempre maggiore intensita’ a camminare con il Signore. Ecco di seguito la riflessione di Padre David su queste letture.

christ crucified

“E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo … Padre, glorifica il tuo nome … L’ho glorificato e di nuovo lo glorificheró” (Giovanni 12,23. 28). Il testo del vangelo di questa domenica, la quinta e ultima domenica di Quaresima, conclude la prima parte del Vangelo di San Giovanni. Fino ad ora, abbiamo sentito piu’ volte: “La mia ora non e’ ancora giunta” (Giovanni 2,4; 7,30; 8,20) e oggi sentiamo parlare di “l’ora e’ venuta”. L’ora della gloria e’ giunta. Tuttavia, di quale tipo di gloria si parla qui? E siamo pronti per questo tipo di gloria? Questa gloria non e’ la gloria di questo mondo conferita dai governanti di questo mondo. E non e’ nemmeno la ricchezza o il potere come si potrebbe pensare. In realta’, la gloria che deve venire “e’ il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sara’ gettato fuori” (Giovanni 12,31). La gloria di cui parla Gesu’ e’ quella del crocifisso, che e’ morto in croce come un criminale. Come possiamo paragonare una morte cosi’ terribile alla gloria?
Nel suo grido al Padre: “Padre, glorifica il tuo nome”, Gesu’ accetta l’obbedienza fino alla morte. Nel suo grido, Gesu’ si prepara a umiliarsi fino in fondo per il Padre. “Umilio’ se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Filippesi 2,8). Cosi’ lo descrive anche la seconda lettura dalla Lettera agli Ebrei: “Nei giorni della sua vita terrena egli offri’ preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pieta’; pur essendo Figlio, imparo’ tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì” (Ebrei 5,7-8). La gloria rivelata sulla croce e’ la gloria del Figlio: Figlio di Dio, che offre se stesso in obbedienza alla volonta’ del Padre. Questa gloria e’ il compimento della vocazione della persona umana, creata per essere la corona della creazione, creata a immagine e somiglianza di Dio.
La prima creazione fu completata il sesto giorno (Venerdi’) con la creazione dell’uomo. Uno dei grandi Padri della Chiesa, Sant’Ireneo di Lione, indicando l’uomo vivente disse: “la gloria di Dio”. E’ questo cio’ che significo’ la voce dal cielo quando disse: “L’ho glorificato”. Molti esegesi tendono a spiegare queste parole facendo riferimento al ministero pubblico di Gesu’ nella prima parte del Vangelo di Giovanni - i miracoli che rivelano la sua identita’. Tuttavia, non e’ una contraddizione vedere la gloria gia’ compiuta che si rivela nella creazione del primo essere umano a immagine e somiglianza di Dio, suo Padre e Creatore. La prima gloria e’ sbiadita come conseguenza del peccato, che sfoca l’immagine di Dio nella persona umana. Invece di osservare il Sabato, essendo un canto di lode costante al Creatore del mondo e della vita secondo il suo comandamento, la persona umana si e’ allontanata da Dio attraverso il peccato. Durante il digiuno quaresimale, anche noi siamo invitati a meditare su questo allontanamento nella nostra vita, sull’immagine sfocata e sulla gloria sbiadita.
La voce dal cielo ci risveglia e ci spinge a prepararci: “E di nuovo lo glorificheró!”. Il Venerdi’ Santo, Gesu’ ripristinera’ la gloria, rinnovera’ l’immagine e tutti guarderanno a lui appeso alla croce: l’immagine del figlio, obbediente al comandamento del Padre. Gesu’ realizza la sua vocazione non solo in obbedienza al Padre ma anche per il grande amore con il quale ci ha amati, noi, suoi fratelli e sorelle. Quando i Greci chiedono di vedere Gesu’, lui risponde: vedere me significa vedere il crocifisso perche’ e’ attraverso la croce che io ristabilisco la gloria della persona umana. La gloria e’ l’obbedienza al Padre, obbedienza fino alla morte, ed e’ l’amore dei fratelli, amore fino all’ultimo respiro. Appeso alla croce, Gesu’ attira tutti a sé: “Quando saro’ elevato da terra, attirero’ tutti a me” (Giovanni 12,32). Noi guardiamo a lui come a una immagine di obbedienza e di amore, di colui che si e’ offerto per riconciliarci con il Padre.
In Gesu’ appeso alla croce, vediamo “la nuova alleanza” di cui Geremia parla nella prima lettura. “Questa sara’ l’alleanza che io concludero’ con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porro’ la mia legge nel loro animo, la scrivero’ sul loro cuore. Allora io saro’ il loro Dio ed essi il mio popolo” (Geremia 31,33). La nuova alleanza non e’ un libro, ma un cuore sul quale e’ scritta la Torah di Dio. Come Gesu’ ci dice nell’Eucaristia: “Questo calice e’ la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1 Corinzi 11,25). La nuova alleanza si rivela nella sua crocifissione e noi partecipiamo alla sua morte bevendo dal calice, il calice del suo sangue versato per noi.
Siamo pronti a camminare con lui sulla strada verso il Golgota? Siamo disposti a guardare alla sua gloria? Il cammino passa attraverso il deserto, la sofferenza e la morte ma alla fine la strada porta all’unita’ con lui nell’abbraccio del Padre con tutti i nostri fratelli e sorelle.

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