Ziv Parashat Nitsavim


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) ci propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Deuteronomio 29,9 – 30,20 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Isaia 61,10 – 63,9. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv nitsavim

Li ripeterai ai tuoi figli
Questa Parasha viene letta il sabato precedente Rosh Hashana, che quest’anno si celebra la notte di domenica, e lunedi’ e martedi’, 14 e 15 settembre. E’ l’inizio del nuovo anno nel calendario ebraico. Siamo alla fine del Deuteronomio. Mose’ da’ le sue ultime istruzioni ai figli di Israele. L’alleanza viene rinnovata con tutto il popolo, “tutti gli Israeliti, i vostri bambini, le vostre mogli, il forestiero che sta in mezzo al tuo accampamento, da chi ti spacca la legna a chi ti attinge l’acqua” (Deuteronomio 29,10-11), tutti devono rinunciare agli idoli e “scegliere la vita”.

Questa lettura evoca la fine di un ciclo che riporta all’inizio della storia del popolo, con l’alleanza fatta con “Abramo, Isacco e Giacobbe” (29,12) e l’esodo dall’Egitto. Mose’ rivede e reinterpreta tutte le istruzioni gia’ date al popolo, alla luce della loro esperienza nel deserto. Troviamo lo stesso fatto della revisione nella lettura del profeta Isaia che accompagna la Parasha. E’ l’ultima parte del “Libro delle consolazioni” (Isaia 40ss). I paralleli sono chiari: “preparate la via del Signore”, e l’idea della ricompensa Isaia 40,3,10 / Isaia 62,10-11.

Questa interminabile rilettura degli eventi del passato, che rinnova il significato delle istruzioni gia’ ricevute dando senso al presente, costituisce il cuore della celebrazione di Rosh Hashana. Rosh, che significa “Testa”, si trova in “Bereshit”, l’inizio, la prima parola della Torah. Shana, “anno”, significa “ripetizione”, come in “mishna” (nel secondo nome del Deuteronomio, “mishne Torah”, la ripetizione della Torah). Ma “Shana” significa anche “cambiamento”, come il verbo “leshanot”. Il significato, quindi, non e’ affatto una semplice ripetizione della storia, al contrario, e’ un rinnovamento, una storia originale che inizia ogni anno, come e’ vero anche per il giorno di Kippur: una nuova possibilita’ e’ data all’uomo, purificato dai peccati dell’anno precedente, per iniziare qualcosa di radicalmente nuovo.

Qui troviamo uno degli insegnamenti fondamentali della tradizione ebraica: la storia e’ sempre la stessa, e’ quella dell’alleanza offerta e rinnovata dopo la perfidia e l’infedelta’. Ma questa storia e’ sempre nuova e originale, e se si tiene conto degli insegnamenti delle generazioni passate, che sono sempre vivi e attuali, essi offrono una via per una rinnovata radicalita’, e’ il senso della tradizione, della trasmissione: queste parole che oggi ti do, le ripeterai ai tuoi figli ... Shabbat Shalom.

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