Spedizione nel deserto con la comunità


Nel fine settimana dopo la Messa di sabato, un gruppo dalla comunità del Vicariato è partito per il deserto, per un’esperienza di amicizia, sforzo fisico, contemplazione della natura e preghiera. Il 12 e 13 maggio, sette giovani guidati dall’instancabile padre Piotr, si sono arrampicati sul monte Sodom. Magali ci scrive.

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Ormai è diventata una tradizione: dopo la Messa del sabato sera, le tende ed i sacchi a pelo aspettano all’ingresso della comunità di Gerusalemme. Alcuni membri della comunità del Vicariato ed i loro amici sono partiti per ricaricarsi nel deserto prima della Messa domenicale. Il campo è ad Ein Gedi, sulle rive del Mar Morto. Nel mezzo di un panorama strano e sterile, i partecipanti si sono riuniti per un picnic intorno al fuoco ed hanno cantato in tutte le lingue che conoscevano, polacco, francese, tedesco ed ovviamente ebraico. Dopo la preghiera del mattino sulla riva del Mar Morto, i camminatori si sono messi in marcia nel deserto.

Questa domenica il gruppo ha passeggiato nell’area del Monte Sodom, dove il Signore fece piovere zolfo e fuoco sulla città peccatrice (Genesi 19,24). Una roccia, assomigliante ad una silhouette verticale viene identificata dalla tradizione con la moglie di Lot, che fu trasformata in una statua di sale poiché si era volta a guardare (Gen 19,26). I camminatori coraggiosi, invece, non le assomigliarono mentre salivano la montagna, ma si sarebbe piuttosto potuto dire come san Paolo: “questo solo so: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte” (Filippesi 3,13).

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Il paesaggio, un’inimmaginabile desolazione, conduce ad una meditazione biblica: bianchezza accecante, arida salinità, strane formazioni rocciose, nudità totale senza piante o segni d’erba. Questa bellezza austera e terrificante espone le anime allo sguardo del Creatore ed alla Sua luce in cui non c’è ombra.

I camminatori sono poi discesi verso il Mar Morto. Qui hanno fatto il bagno e rigenerato le loro energie. Hanno danzato una danza conclusiva prima di ripartire per la Messa domenicale. Non c’è dubbio che lo sforzo fisico, la lontananza dalle comodità familiari, la contemplazione della vastità del deserto, tutto ha costituito una preziosa risorsa per il corpo, per la vita spirituale e per rinforzare i legami d’amicizia.

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