Papa Francesco e l’Islam


Domenica, 31 Luglio 2016, durante il volo di ritorno dalla Polonia, il Papa ha risposto alla domanda di un giornalista francese sull’Islam e sui recenti atti di terrorismo.

A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: c’è quello che uccide la fidanzata o la suocera, e questi sono violenti cattolici battezzati. Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di violenza cattolica? Gli islamici non sono tutti violenti. I cattolici non sono tutti violenti. È come una macedonia, ci sono i violenti nelle religioni.

Una cosa è vera: in quasi tutte le religioni c’è sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Anche noi ne abbiamo. E quando il fondamentalismo arriva a uccidere – si può uccidere con la lingua, lo dice l’apostolo Giacomo, non io, e si può uccidere con il coltello – non è giusto identificare l’islam con la violenza. Ho avuto un lungo dialogo con il grande imam di Al Azhar: loro cercano la pace e l’incontro. Il nunzio di un paese africano mi diceva che nella capitale del suo paese c’è sempre una coda di gente per passare la porta santa e alcuni si accostano ai confessionali. Ma la maggioranza va avanti a pregare all’altare della Madonna, e ci sono musulmani che vogliono fare il Giubileo. Sono fratelli.

Quando sono stato in Centrafrica sono andato da loro, l’imam è salito sulla papamobile. Si può convivere bene ma ci sono gruppetti fondamentalisti. Mi domando, quanti giovani che noi europei abbiamo lasciati vuoti di ideali, sono senza lavoro, vanno alla droga, all’alcool o vanno là e si arruolano. Sì, possiamo dire che il cosiddetto Isis è uno stato islamico che si presenta come violento, perché come carta d’identità ci fa vedere come sgozzavano gli egiziani sulle coste libiche, o cose di questo genere. Ma questo è un gruppetto fondamentalista, ma non si può dire, non è vero e non è giusto dire che l’islam sia terrorista.

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