Chi sono oggi i cattolici di lingua ebraica in Israele?


Padre David Neuhaus, vicario patriarcale per i cattolici di lingua ebraica in Israele, spiega brevemente chi sono questi, alla luce di un articolo di Yitshaq Laor su “HaAretz”.

Yitshaq Laor, scrittore e critico letterario, ha scritto una recensione sul nuovo libro di Evyatar Marienberg, “Cattolicesimo ora”, sull’inserto letterario del quotidiano “haAretz” di venerdì 14 maggio 2010 (Leggi l'articolo in ebraico). Nell’articolo Laor scrive: “Nel tradurre termini in ebraico, ‘la decisione di usare un termine e non un altro è stata presa in maniera sensata, per lo più in accordo con le scelte autorizzare della Chiesa cattolica di lingua ebraica.’ Ho atteso fino alla fine del libro per sapere cos’è la Chiesa cattolica di lingua ebraica, un’entità citata più volte anche nelle note a fondo pagina. E, in effetti, esiste qualcosa del genere.”

Certo che c’è qualcosa del genere!

Le comunità cattoliche di lingua ebraica festeggiano quest’anno i 55 anni dalla loro fondazione e non vogliamo qui descrivere i suoi inizi e la sua storia. Una rassegna di ciò si può trovare nel sito internet delle comunità (www.catholic.co.il). Qui desidero solamente attirare l’attenzione sull’esistenza di cattolici di lingua ebraica nella società israeliana contemporanea.

Coloro che fondarono e svilupparono le comunità cattoliche di lingua ebraica erano israeliani e residenti stabili, ebrei e non-ebrei, dalle origini più diverse che iniziarono il loro progetto negli anni ’50 in seguito alle ondate immigratorie  verso lo Stato d’Israele, di cui erano parte non pochi cattolici. La gran parte di questi cattolici erano sposi o figli di ebrei che immigrarono in Israele insieme con la componente ebraica della loro famiglia. Tra loro c’erano anche “giusti tra le nazioni” (persone che salvarono ebrei durante la Shoah) con le loro famiglie, che vennero a vivere in Israele.  Tra coloro che frequentano le comunità fin dal loro inizio, ci sono anche non-ebrei, che hanno deciso di vivere in Israele e che parlano ebraico nella loro vita quotidiana (tra questi anche numerosi religiosi e religiose). L’ebraico è la lingua della nazione e della società, e per questo era naturale che i cattolici che vivono in Israele iniziassero a pregare e ad esprimere la loro fede in quello che era divenuto il loro linguaggio quotidiano. Anche negli anni recenti sono giunte famiglie miste –ebreo-cattoliche- in particolare dall’ex Unione sovietica e dall’Europa dell’est. I cattolici tra di loro cercarono qui una chiesa e trovarono una comunità in cui si parla la lingua locale e si integrarono in essa.

Nel corso degli anni, tre altre generi di popolazione hanno iniziato a vivere la loro vita in ebraico e si sono uniti alle comunità di lingua ebraica:

-          Lavoratori migranti: migliaia di cattolici sono giunti in Israele alla ricerca di lavoro ed alcuni di essi sono rimasti qui per un lungo periodo, costruendosi qui delle case ed una famiglia. Questa non è una realtà nuova, ma è oggi molto più estesa che in passato. Oggi nello stato d’Israele ci sono più di mille bambini nati qui da lavoratori migranti. Molti tra di loro (in particolare dalle Filippine, dall’America Latina, dall’India e Sri Lanka, da Paesi diversi dell’Africa, ecc.) sono cattolici. Loro studiano tra di noi nelle scuole, parlano la stessa lingua dei nostri bambini, israeliani in ogni cosa. I bambini che imparano tutto in ebraico, hanno bisogno anche di catechismo in ebraico. La comunità di lingua ebraica ha iniziato quest’anno ad organizzare corsi di catechismo in ebraico per un gruppo di bambini filippini a Tel Aviv: un nuovo progetto che speriamo di poter ampliare.

-          Rifugiati: di quando in quando, Israele apre i suoi confini a rifugiati che giungono da ogni luogo della Terra. Tra questi rifugiati giunti nel passato e che giungono anche oggi, c’è un certo numero di cattolici –ad esempio i vietnamiti negli anni ’80 ed oggi i rifugiati dal sud del Libano, fuggiti in seguito al ritiro israeliano dal Libano, così come rifugiati dal sud Sudan e dall’Eritrea, ed altri da altri Paesi africani e dell’America Latina. I figli dei rifugiati sono integrati nelle scuole israeliane ed anch’essi imparano tutto in ebraico.  L’ebraico è diventata la loro lingua, in cui si esprimono sia oralmente che per iscritto, e quindi con il tempo anch’essi diverranno cattolici di lingua ebraica.

-          Cattolici locali: gran parte dei cattolici dello Stato d’Israele sono d’origine di lingua araba. C’è un piccolo gruppo di arabi cittadini israeliani che per diverse ragioni (soprattutto per lavoro) si sono trasferiti in aree ebraiche, dove la lingua dominante è l’ebraico. Esempio di ciò sono le città di Be’er Sheva ed Eilat, dove vivono alcune decine di famiglie dal nord del Paese. I loro figli frequentano le scuole ebraiche ed anch’essi esprimono la loro fede nella lingua dei loro studi.

La comunità cattolica di lingua ebraica è certamente piccola di numero, ma i beneficiari del suo operato (specialmente nel campo dell’educazione) sono molti più di quanti vi appartengono. Lo sviluppo di un discorso cattolico in ebraico, un discorso che comprende il contesto storico, sociale, culturale e religioso del nostro Paese, è per noi un compito importante.

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