ZENIT: Presenza degli ebrei e dell’ebraico al Sinodo


La giornalista francese Anita Bourdin ha scritto un affascinante articolo sulla presenza degli ebrei e della lingua ebraica al Sinodo della Chiesa cattolica in Medio Oriente che si è tenuto in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010.

L’articolo originale è pubblicato in francese su ZENIT

Il messaggio conclusivo del Sinodo per il Medio Oriente dedica tre paragrafi alla “Cooperazione e dialogo con i nostri concittadini ebrei”. Per la prima volta i documenti del Sinodo erano disponibili in ebraico sul sito di Radio Vaticana. Un discorso ha riflettuto la situazione dei cristiani di lingua ebraica. Un rabbino ha parlato ed incontrato il Papa Benedetto XVI. Tre documenti del Sinodo condannano l’anti-semitismo e l’anti-giudaismo.

Bibbia e Concilio

Il primo paragrafo del messaggio indirizzato ai “nostri concittadini ebrei” riguarda le Sacre Scritture: “La stessa Scrittura santa ci unisce, l’Antico Testamento che è la Parola di Dio per voi e per noi. Noi crediamo in tutto quanto Dio ha rivelato, da quando ha chiamato Abramo, nostro padre comune nella fede, padre degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani. Crediamo nelle promesse e nell’alleanza che Dio ha affidato a lui. Noi crediamo che la Parola di Dio è eterna. “

Il secondo menziona il punto di svolta della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulle relazioni della Chiesa con le religioni non-cristiane e lo sviluppo delle relazioni con l’ebraismo che ne sono seguite: “Il Concilio Vaticano II ha pubblicato il documento Nostra aetate, riguardante il dialogo con le religioni, con l’ebraismo, l’islam e le altre religioni. Altri documenti hanno precisato e sviluppato in seguito le relazioni con l’ebraismo. “

Lo stesso paragrafo raccomanda che lo sviluppo del dialogo sia anche per il bene della pace: “C’è inoltre un dialogo continuo tra la Chiesa e i rappresentanti dell’ebraismo. Noi speriamo che questo dialogo possa condurci ad agire presso i responsabili per mettere fine al conflitto politico che non cessa di separarci e di perturbare la vita dei nostri paesi.”

Soluzione per il conflitto

Il terzo paragrafo è dedicato alla pace: “È tempo di impegnarci insieme per una pace sincera, giusta e definitiva. Tutti noi siamo interpellati dalla Parola di Dio. Essa ci invita ad ascoltare la voce di Dio «che parla di pace»: «ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore» (Sal 85, 9). Non è permesso di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie. Al contrario, il ricorso alla religione deve portare ogni persona a vedere il volto di Dio nell’altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i suoi comandamenti, vale a dire secondo la bontà di Dio, la sua giustizia, la sua misericordia e il suo amore per noi.”

Riguardo alla risoluzione del conflitto il messaggio del Sinodo, in un capitolo dedicato alla comunità internazionale, enfatizza l’importanza delle risoluzioni dell’ONU, aggiungendo: “I cittadini dei paesi del Medio Oriente interpellano la comunità internazionale, in particolare l’O.N.U., perché essa lavori sinceramente ad una soluzione di pace giusta e definitiva nella regione, e questo attraverso l’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, e attraverso l’adozione delle misure giuridiche necessarie per mettere fine all’Occupazione dei differenti territori arabi.”

La sicurezza d’Israele

Il messaggio unisce inoltre un paragrafo che si riferisce alla sicurezza per Israele: “Il popolo palestinese potrà così avere una patria indipendente e sovrana e vivervi nella dignità e nella stabilità. Lo Stato d’Israele potrà godere della pace e della sicurezza all’interno delle frontiere internazionalmente riconosciute. La Città Santa di Gerusalemme potrà trovare lo statuto giusto che rispetterà il suo carattere particolare, la sua santità, il suo patrimonio religioso per ciascuna delle tre religioni ebraica, cristiana e musulmana. Noi speriamo che la soluzione dei due Stati diventi realtà e non resti un semplice sogno.”

Infine è da notare la presenza tra i padri sinodali del Vicario patriarcale, padre David Neuhaus, responsabile per le comunità cattoliche di lingua ebraica in Israele, gesuita e cittadino israeliano. Si è rivolto al Sinodo il 12 ottobre.

L’ebraico è una lingua dei cattolici

Ha notato che “L’ebraico è anche la lingua della Chiesa cattolica in Medio Oriente. Centinaia di cattolici israeliani esprimono tutti gli aspetti della loro vita in ebraico, inculturando la loro fede in una società definita dalla tradizione ebraica.”

Ha aggiunto che i lavoratori stranieri hanno cambiato l’aspetto delle comunità di lingua ebraica: “migliaia di bambini, di fede cattolica, appartenenti alle famiglie dei lavoratori stranieri, dei rifugiati, e anche arabi che frequentano scuole di lingua ebraica e hanno bisogno di ricevere il catechismo in ebraico”

Padre Neuhaus ha anche sottolineato la “grande sfida” del Vicariato cattolico di lingua ebraica, che “si sforza di fare da ponte tra la Chiesa, prevalentemente di lingua araba, e la società israeliana ebraica, al fine di promuovere sia l’insegnamento del rispetto per il popolo dell’Antica Alleanza, sia la sensibilità verso il grido di giustizia e di pace per gli ebrei e i palestinesi.”

Lavorare insieme

Ha concluso: Insieme, i cattolici di lingua araba e quelli di lingua ebraica devono rendere testimonianza e lavorare in comunione per la Chiesa nella terra in cui essa è nata.”

L’anti-semitismo e l’anti-giudaismo sono stati condannati dal Patriarca copto-cattolico –e futuro cardinale- Antonios Nagib nelle sue relazioni pre- e post-sinodali. In aggiunta, la proposizione finale rinnova la sua condanna de “l'antisemitismo e l'antigiudaismo, distinguendo tra religione e politica.” (proposizione 41). Questa proposizione aggiunge: “Le iniziative di dialogo e di cooperazione con gli ebrei sono da incoraggiarsi per approfondire i valori umani e religiosi, la libertà, la giustizia, la pace e la fraternità. La lettura dell'Antico testamento e l'approfondimento delle tradizioni del giudaismo aiutano a conoscere meglio la religione ebraica.”

Il paragrafo 12 (sic, in realtà 11) del messaggio finale dice: “Condanniamo ogni forma di razzismo, l’antisemitismo, l’anticristianesimo e l'islamofobia e chiamiamo le religioni ad assumere le loro responsabilità nella promozione del dialogo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo intero.”

 

 

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