Relazioni inter-religiose seconodo "Ecclesia in Medio Oriente"


Presentiamo qui la sezione dell'Esortazione apostolica che discute le relazioni con ebrei e musulmani.

La natura e la vocazione universale della Chiesa esigono che essa sia in dialogo con i membri delle altre religioni. Questo dialogo in Medio Oriente è basato sui legami spirituali e storici che uniscono i cristiani agli ebrei e ai musulmani. Questo dialogo, che non è principalmente dettato da considerazioni pragmatiche di ordine politico o sociale, poggia anzitutto su basi teologiche che interpellano la fede. Esse derivano dalle Sacre Scritture e sono chiaramente defi nite nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, e nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra aetate.Ebrei, cristiani e musulmani credono in un Dio Uno, creatore di tutti gli uomini. Possano gli ebrei, i cristiani e i musulmani riscoprire uno dei desideri divini, quello dell’unità e dell’armonia della famiglia umana. Possano gli ebrei, i cristiani e i musulmani scorgere nell’altro credente un fratello da rispettare e da amare per dare in primo luogo sulle loro terre la bella testimonianza della serenità e della convivialità tra fi gli di Abramo. Invece di essere strumentalizzati in confl itti reiterati e ingiustifi cabili per un autentico credente, il riconoscimento di un

Dio Uno può – se vissuto con un cuore puro –contribuire notevolmente alla pace della regione e alla convivenza rispettosa dei suoi abitanti.

Numerosi e profondi sono i legami fra i cristiani e gli ebrei. Essi sono ancorati ad un prezioso patrimonio spirituale comune. Vi è certamente la fede in un Dio unico, creatore, che si rivela e si lega all’uomo per sempre, e che per amore vuole la redenzione. C’è anche la Bibbia che è in gran parte comune agli ebrei e ai cristiani. Essa è Parola di Dio per gli uni e per gli altri. La frequentazione comune della Sacra Scrittura ci avvicina. D’altronde, Gesù, un figlio del popolo eletto, è nato, vissuto ed è morto ebreo (cfr Rm 9, 4-5). Maria, sua madre, ci invita lei pure a riscoprire le radici giudaiche del cristianesimo. Questi stretti legami costituiscono un patrimonio unico di cui tutti i cristiani sono fieri e debitori al Popolo eletto. Se l’ebraicità del “Nazareno” consente ai cristiani di assaporare con gioia il mondo della Promessa, introducendoli in modo decisivo nella fede del popolo eletto e unendoli ad esso, la persona e l’identità profonda dello stesso Gesù li separano, poiché i cristiani riconoscono in Lui il Messia, il Figlio di Dio.

È opportuno che i cristiani diventino più consapevoli della profondità del mistero dell’Incarnazione per amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (cfr Dt 6,5). Cristo, il Figlio di Dio, si è fatto carne in un popolo, in una tradizione di fede e in una cultura la cui conoscenza non può che arricchire la comprensione della fede cristiana. I cristiani hanno incrementato questa conoscenza con il contributo specifico dato da Cristo stesso mediante la sua morte e risurrezione (cfr Lc 24, 26). Ma devono essere sempre consapevoli e riconoscenti delle loro radici.

Infatti, per poter attecchire, l’innesto sul vecchio albero (cfr Rm 11,17-18) ha bisogno della linfa che proviene dalle radici.

I rapporti tra le due comunità credenti sono stati segnati dalla storia e dalle passioni umane. Innumerevoli e reiterate sono le incomprensioni e le diffidenze reciproche. Inescusabili e altamente condannabili sono le persecuzioni insidiose o violente del passato! Eppure, nonostante queste tristi situazioni, gli apporti reciproci nel corso dei

secoli sono stati così fecondi che hanno contribuito alla nascita e alla fi oritura di una civiltà e di una cultura chiamata comunemente giudeo-cristiana. Come se questi due mondi che si dicono differenti o contrari per diversi motivi, avessero deciso di unirsi per offrire all’umanità un nobile legame. Questo legame che unisce, mentre li separa, giudei e cristiani, deve aprirli a una nuova responsabilità gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. Poiché i due popoli hanno ricevuto la stessa benedizione e promesse d’eternità che permettono di avanzare con fiducia verso la fraternità.

Fedele all’insegnamento del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica guarda i musulmani con stima, essi che rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, l’elemosina e il digiuno, che venerano Gesù come profeta senza riconoscerne tuttavia la divinità, e che onorano Maria, la sua madre verginale. Noi sappiamo che l’incontro tra l’islam e il cristianesimo ha spesso assunto la forma della controversia dottrinale. Purtroppo, queste differenze dottrinali sono servite come pretesto agli uni e agli altri per giustificare, in nome della religione, pratiche di intolleranza, di discriminazione, di emarginazione e persino di persecuzione.

Nonostante ciò, i cristiani condividono con i musulmani la stessa vita quotidiana in Medio Oriente, dove la loro presenza non è né nuova né accidentale, ma storica. Essendo parte integrante del Medio Oriente, hanno sviluppato nel corso dei secoli una sorta di rapporto con l’ambiente che può servire come insegnamento. Si sono lasciati interpellare dalla religiosità dei musulmani, ed hanno proseguito, secondo i propri mezzi e nella misura del possibile, a vivere e promuovere i valori evangelici nella cultura circostante. Il risultato è una particolare simbiosi. Pertanto, è giusto riconoscere il contribuito ebraico, cristiano e musulmano nella formazione di una ricca cultura propria del Medio Oriente.

I cattolici del Medio Oriente, che in maggior parte sono cittadini nativi del loro paese, hanno il dovere e il diritto di partecipare pienamente alla vita della nazione, lavorando alla costruzione della loro patria. Devono godere di piena cittadinanza e non essere trattati come cittadini o credenti inferiori. Come in passato, quando, pionieri della rinascita araba, erano parte integrante della vita culturale, economica e scientifi ca delle varie civiltà della regione, desiderano oggi, ancora e sempre, condividere le loro esperienze con i musulmani, fornendo il loro specifico contributo. È a motivo di Gesù che i cristiani sono sensibili alla dignità della persona umana e alla libertà religiosa che ne consegue. È per amore di Dio e dell’umanità, onorando così la duplice natura di Cristo e in vista della vita eterna, che i cristiani hanno costruito scuole, ospedali e istituzioni di ogni tipo, dove tutti sono accolti senza alcuna discriminazione (cfr Mt 25, 31ss). Per queste ragioni i cristiani riservano particolare attenzione ai diritti fondamentali della persona umana. Affermare tuttavia che questi diritti non sono che diritti cristiani dell’uomo non è giusto. Sono semplicemente diritti connessi alla dignità di ogni persona umana e di ogni cittadino, a prescindere dalle origini, dalle convinzioni religiose e dalle scelte politiche.

La libertà religiosa è il culmine di tutte le libertà. È un diritto sacro e inalienabile. Comporta sia la libertà individuale e collettiva di seguire la propria coscienza in materia religiosa, sia la libertà di culto. Include la libertà di scegliere la religione che si crede essere vera e di manifestare pubblicamente la propria credenza.

Deve essere possibile professare e manifestare liberamente la propria religione e i suoi simboli, senza mettere in pericolo la propria vita e la propria libertà personale. La libertà religiosa è radicata nella dignità della persona; garantisce la libertà morale e favorisce il rispetto reciproco. Gli ebrei che hanno sofferto a lungo ostilità spesso letali, non possono dimenticare i benefici della libertà religiosa. Da parte loro, i musulmani condividono con i cristiani la convinzione che in materia religiosa nessuna costrizione è consentita, tanto meno con la forza. Tale costrizione, che può assumere forme molteplici e insidiose sul piano personale e sociale, culturale, amministrativo e politico, è contraria alla volontà di Dio. Essa è una fonte di strumentalizzazione politico-religiosa, di discriminazione e di violenza che può condurre alla morte. Dio vuole la vita, non la morte. Egli proibisce l’omicidio, anche quello dell’omicida (cfr Gen 4,15-16;9,5-6; Es 20, 13(

La tolleranza religiosa esiste in diversi paesi, ma essa non impegna molto perché rimane limitata nel suo raggio di azione. È necessario passare dalla tolleranza alla libertà religiosa. Questo passaggio non è una porta aperta al relativismo, come alcuni affermano. Questo passo da compiere non è una crepa aperta nella fede religiosa, ma una riconsiderazione del rapporto antropologico con la religione e con Dio. Non è una violazione delle verità fondanti della fede, perché, nonostante le divergenze umane e religiose, un raggio di verità illumina tutti gli uomini.

Sappiamo bene che la verità non esiste al di fuori di Dio come una cosa in sé. Sarebbe un idolo. La verità si può sviluppare soltanto nella relazione con l’altro che apre a Dio, il quale vuole esprimere la propria alterità attraverso e nei miei fratelli umani. Quindi non è opportuno affermare in maniera esclusiva: « io possiedo la verità ». La verità non è possesso di alcuno, ma è sempre un dono che ci chiama a un cammino di assimilazione sempre più profonda alla verità. La verità può essere conosciuta e vissuta solo nella libertà, perciò all’altro non possiamo imporre la verità; solo nell’incontro di amore la verità si dischiude.

Il mondo intero fissa l’attenzione sul Medio Oriente che ricerca la propria strada. Possa questa regione mostrare che vivere insieme non è un’utopia e che la diffi denza e il pregiudizio non sono una fatalità. Le religioni possono mettersi insieme per servire il bene comune e contribuire allo sviluppo di ogni persona e alla edificazione della società. I cristiani del Medio Oriente vivono da secoli il dialogo islamo-cristiano. Per loro, questo è il dialogo della e nella vita quotidiana. Ne conoscono i pregi e i limiti. Più recentemente vivono anche il dialogo ebraico-cristiano. Inoltre, da molto tempo esiste un dialogo bilaterale o trilaterale di intellettuali o di teologi ebrei, cristiani e musulmani. Si tratta di un laboratorio di incontri e di ricerche varie che occorre favorire. Vi contribuiscono efficacemente tutti i vari Istituti o Centri cattolici – di filosofi a, di teologia e altri ancora – che sono nati in Medio Oriente molto tempo fa e che lavorano in condizioni talvolta difficili. Li saluto cordialmente e li incoraggio a continuare la loro opera di pace, sapendo che occorre sostenere tutto ciò che combatte l’ignoranza e favorisce la conoscenza. Il felice connubio del dialogo della vita quotidiana con quello degli intellettuali o dei teologi contribuirà certamente a poco a poco, con l’aiuto di Dio, a migliorare la convivialità ebraicocristiana, ebraico-islamica, e islamo-cristiana. È l’auspicio che formulo, e l’intenzione per la quale prego.

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