Su ebrei e cristiani nell’Esortazione del Papa


Nell’Esortazione post-sinodale Verbum Domini, pubblicata da Papa Benedetto XVI, c’è anche un riferimento alle relazioni tra ebrei e cristiani. Vista l’importanza del tema, pubblichiamo qui questo paragrafo (numero 43).

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Cristiani ed ebrei in riferimento alle sacre Scritture

43. Considerando le strette relazioni che legano il Nuovo Testamento all’Antico, viene spontaneo volgere ora l’attenzione al legame peculiare che ne deriva tra cristiani ed ebrei, un legame che non dovrebbe mai essere dimenticato. Agli ebrei, il Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: siete i «nostri “fratelli prediletti” nella fede di Abramo, nostro patriarca».[141] Certo, queste affermazioni non significano misconoscimento delle rotture affermate nel Nuovo Testamento nei confronti delle istituzioni dell’Antico Testamento e meno ancora dell’adempimento delle Scritture nel mistero di Gesù Cristo, riconosciuto Messia e Figlio di Dio. Tuttavia, questa differenza profonda e radicale non implica affatto ostilità reciproca. L’esempio di san Paolo (cfr. Rm 9-11) dimostra, al contrario, che «un atteggiamento di rispetto, di stima e di amore per il popolo ebraico è il solo atteggiamento veramente cristiano in questa situazione che fa misteriosamente parte del disegno, totalmente positivo, di Dio».[142] San Paolo, infatti, afferma che gli Ebrei «quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!» (Rm 11,28-29).

Inoltre, san Paolo usa la bella immagine dell’albero di olivo per descrivere le relazioni molto strette tra cristiani ed ebrei: la Chiesa dei Gentili è come un germoglio di olivo selvatico, innestato nell’albero di olivo buono che è il popolo dell’Alleanza (cfr Rm 11,17-24). Traiamo, quindi, il nostro nutrimento dalle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avuto un rapporto teso, ma che adesso sono fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura.[143] Ebbe a dire ancora il Papa Giovanni Paolo II: «Abbiamo molto in comune. Insieme possiamo fare molto per la pace, per la giustizia e per un mondo più fraterno e più umano».[144]

Desidero riaffermare ancora una volta quanto prezioso sia per la Chiesa il dialogo con gli ebrei. È bene che dove se ne veda l’opportunità si creino possibilità anche pubbliche di incontro e confronto che favoriscano l’incremento della conoscenza reciproca, della stima vicendevole e della collaborazione anche nello studio stesso delle sacre Scritture.

[141] Giovanni Paolo II, Messaggio al Rabbino Capo di Roma (22 maggio 2004): Insegnamenti, XXVII, 1 (2004), 655.
[142] Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana (24 maggio 2001), 87: Ench. Vat. 20, n. 1150.
[143] Cfr Benedetto XVI, Discorso di congedo all’Aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv (15 maggio 2009): Insegnamenti V, 1 (2009), 847-849.
[144] Giovanni Paolo II, Discorso ai Rabbini Capi di Israele (23 marzo 2000): Insegnamenti XXIII, 1 (2000), 434.

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