Nove giorni a Natale: La genealogia di Gesu’


Nei nove giorni che precedono il Natale, dal 17 al 24 dicembre, la chiesa si prepara in modo speciale a questa festa. Le letture del Vangelo si concentrano sugli eventi della nascita di Gesu’ a Betlemme. Padre David Neuhaus commenta la prima lettura di questo tempo di preparazione imminente: la genealogia di Gesu’, dal Vangelo di Matteo 1,1-17.

In molte communita’ del mondo, la lettura di Matteo 1,1-17 crea difficolta’ al lettore a causa dei nomi strani e complicati della genealogia “di Gesu’ Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo” (Matteo 1,1). Questo testo, il primo del Nuovo Testamento, pone Gesu’ nella storia del popolo di Israele, figlio di una particolare famiglia, discendente di Davide e di Abramo e di altri personaggi piu’ o meno conosciuti nella storia del popolo. Nelle nostre comunita’, noi siamo in grado di leggere i nomi ebraici con relativa facilita’, ma vale la pena di prestare attenzione al significato di cio’ che la geneaologia racchiude.

Nella lettura spirituale teologica della geneaologia, ogni volta che Matteo supera la semplice menzione di un padre che genera un figlio, noi siamo invitati a prendere nota di cio’ che viene aggiunto e cercare di capire il suo significato e cosa questo aggiunge alla nostra comprensione di Dio che invia suo figlio. Vi do’ alcuni esempi.

1. Colpisce il fatto che Matteo cita un evento storico unico in tutta la genealogia. “ Giosia genero’ Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia” (Matteo 1,11). Il testo continua e sottolinea ancora una volta lo stesso evento: “Dopo la deportazione in Babilonia” (Matteo 1,12). L’accenno alla deportazione e’ ancora piu’ eccezionale se si nota che Matteo non nomina nessun altro evento storico: ne’ l’esodo dall’Egitto, ne’ la consegna della Torah sul Sinai, ne’ il periodo trascorso nel deserto, ne’ l’ingresso nella Terra Promessa. Puo’ essere che, agli occhi di Matteo, la deportazione sia l’evento formativo nella storia di un popolo che si prepara a ricevere il suo Messia.

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E’ importante sottolineare che la deportazione viene nominata con un’espressione piuttosto rara nella genealogia: un padre genera un figlio e i suoi fratelli. Infatti, questa espressione appare solo in un altro luogo nel testo: “Giacobbe genero’ Giuda e i suoi fratelli”. In entrambi i casi, il testo describe un grande eroe che genera figli peccatori: da una parte Giacobbe che genera Giuda e i suoi fratelli che tradiscono il proprio fratello Giuseppe causando un grande dolore al loro padre; e dall’altra Giosia, il re giusto, ucciso dagli Egiziani, e i suoi figli che hanno tradito l’eredita’ del padre portando il popolo alla perdizione fino ai giorni della distruzione di Gerusalemme (2Re 22-25). Il tradimento dei figli, in entrambi i casi, conduce ad un periodo di deportazione: in Egitto (al tempo di Giacobbe e i suoi figli), e a Babilonia (al tempo dei figli di Giosia).

Un altro aspetto ci diventa chiaro mentre meditiamo sul tema di Giacobbe, Giosia e dei loro figli. La storia del popolo di Israele inizia con Giacobbe e i suoi figli. Fino a quel tempo, il popolo era solo una promessa. I figli di Giacobbe costituiscono il popolo delle dodici tribu’ di Israele. L’inizio del popolo avviene con Giacobbe rinominato Israele. La caduta del popolo di Israele avviene con Giosia e i suoi figli. Infatti, il popolo che sperimenta la caduta del Regno di Giuda, la devastazione di Gerusalemme e la distruzione del Tempio, e’ un popolo che, secondo natura, e’ morto. Un popolo senza terra, senza culto, senza governo, non e’ un popolo. La deportazione in Babilonia e’ la tomba del popolo. Tuttavia, l’espressione “al tempo della deportazione in Babilonia” (1,11) esprime la tragica fine del popolo di Israele e il “fallimento” del piano di Dio che aveva scelto quel popolo per essere luce delle nazioni. Invece di essere luce delle nazioni, i figli di Giosia hanno scelto le nazioni come loro luce (come hanno fatto le diverse generazioni dei Re di Israele e di Giuda prima di loro). Colui che legge la genealogia di Matteo e’ invitato a sostare un momento in silenzio riconoscendo la tragedia che e’ espressa in questi versetti.

Il versetto 12, “dopo la deportazione in babilonia”, non e’ una semplice, banale continuazione in un testo privo di senso, ma piuttosto la proclamazione di un miracolo. Il “dopo” qui dell’evento della deportazione in Babilonia ci rivela la realta’ centrale del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe: la fedelta’ al suo popolo nonostante il loro tradimento. Il popolo ha tradito Dio e invece di scegliere la vita hanno scelto la morte (Deuteronomio 30,15-20). Tuttavia, Dio non permettera’ la vittoria della morte ma fara’ uscire il suo popolo dalla tomba della deportazione. “Il ritorno a Sion” e’ una risurrezione dai morti nella storia del popolo di Israele. Con la deportazione, si conclude l’esistenza naturale del popolo. Con il ritorno, inizia un’esistenza soprannaturale che ci porta fino alla nascita di Gesu’ Cristo, alla fine della genealogia. Matteo nota che il ritorno e’ una preparazione alla sorpresa della vita di Gesu’: la sua resurrezione dai morti.

2. Una parte importante della genealogia è dedicata ai re di Giuda da Davide fino a Ieconia. L’aggiunta della parola “il re” (1,6) nella descrizione di Davide lo separa dal resto dei re e segna Davide come il primo re nominato nella genealogia. Una meditazione sulla figura del re in Israele e’ altrettanto essenziale nella lettura della genealogia di Matteo. Il versetto centrale al momento della nascita del popolo durante l’esodo dall’Egitto e’: “Il Signore regna in eterno e per sempre” (Esodo 15,18). Quando il popolo entra nella terra promessa, la richiesta di un re segna il tragico abbandono della via della Torah. Al tempo di Gedeone, il popolo chiede un re, e Gedeone, il giusto condottiero, ricorda loro che ne’ lui ne’ i suoi figli regneranno su di loro perche’ “Il Signore regnera’ su di voi” (Giudici 8,23). Eppure, Abimelech, il figlio bastardo di Gedeone, fu incoronato re a Sichem. Al tempo di Samuele, il popolo chiede un re, nonostante gli avvertimenti di Samuele (1 Samuele 8), e insiste fino a che Saul viene incoronato. Anche Davide, l’amato re, ha peccato grandemente ed e’ interessante notare che il suo grande peccato e’ ricordato da Matteo nella sua genealogia citando la madre di Salomone, quella che era stata la moglie di Uria (Matteo 1,6). Un re di carne e di sangue tende ad essere piu’ come un faraone che come suo Padre celeste, Dio. Questa e’ la tragica realta’ che il popolo scopre fino ai giorni della deportazione. E questa e’ anche la realta’ che il vero re, Gesu’ Cristo, vive paragonato ai re del suo tempo. Matteo sottolinea questo conflitto sin dall’inizio della vita di Gesu’ nel confronto tra Erode e il Messia nato a Betlemme. Ogni credente e’ chiamato a scegliere il suo re: a scegliere tra Dio e il re di questo mondo.

3. C’e’ anche un’altra aggiunta nella genealogia: l’accenno a cinque madri. I padri rappresentano la continuita’ da Abramo fino a Gesu’, ma cinque volte il testo ricorda una madre che ha partorito un figlio generato dal padre. Le cinque madri sono: Tamar (1,3), Racab (1,5), Rut (1,5), la moglie di Uria (1,6) e Maria (1,16). Ognuna rappresenta una sorpresa se pensiamo alla loro storia. Tamar, la nuora di Giuda, che passa da prostitua al fine di ottenere i suoi diritti (Genesi 38), Racab, la meretrice cananea di Gerico, che viene salvata insieme a tutta la sua famiglia per la sua fede nel Dio di Israele (Giosue’ 2 e 6). Rut, la moabita, che appartiene ad una razza maledetta, secondo la Torah (Deuteronomio 23), ma che porta luce al popolo di Israele nei tempi bui dei Giudici, per la sua fede e lealta’ (Rut). (E’ interessante osservare che Matteo nota cio’ che altre fonti non riportano: che Racab e’ la seconda suocera di Rut (la prima e’ stata Noemi). La presenza della moglie di Uria, non si fa accenno al suo nome, indica il peccato del Re Davide (2 Samuele 10-11). E in ultimo Maria, “dalla quale e’ nato Gesu’”, appare come la quinta donna. La sua presenza prepara il lettore al racconto incentrato sulla figura di Giuseppe, il giusto, che e’ padre di Gesu’ e allo stesso tempo non lo e’ affatto. Queste cinque donne segnano la sempre sorprendente entrata di Dio nella storia di un popolo peccatore per condurlo alla vita, alla luce, alla verita’.

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