La storia di Padre Gregor Pawslowski


Quest’anno Padre Gregor Pawslowski celebra 50 anni della sua ordinazione sacerdotale. Negli ultimi 38 anni della sua vita ha servito le comunita’ di lingua ebraica e polacca in Israele, sempre molto attivo all’interno della vita della Chiesa. Esprimiamo la nostra gioia per il suo fedele servizio, in occasione del suo cinquantesimo anniversario. Vorremmo esprimere non solo la nostra ammirazione per la sua persona, ma anche la nostra profonda gratitudine per tutto cio’ che ha fatto, sta facendo e fara’ ancora. Pubblichiamo qui di seguito la storia di Yaacov Tsvi Griner, meglio conosciuto tra noi come Padre Gregor.

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La sua infanzia con la famiglia

Padre Gregor, ebreo, Pawlowski nasce in Polonia il 23 agosto 1931. I suoi genitori erano Mendel, figlio di Zeev , e Miriam, figlia di Isaac Griner. Il suo nome era Jacob (Jakub) Zvi “Hersch” (Hersz) Griner. La sua famiglia viveva nella citta’ di Zamosc, nella regione di Lublin. Avevano quattro figli: due maschi, Hayim e Jacob Zvi, e due femmine, Schindel e Sura (Yiddish per Sara). Hayim era il maggiore dei figli e Jacob il piu’ piccolo, il Beniamino dei suoi genitori. A casa lo chiamavano “Hersch” che era la traduzione yiddish dell’ebraico Zvi (che significa cervo). La famiglia aveva una piccola impresa di legno e carbone, ma non erano benestanti. Erano molto religiosi. Il sabato e i giorni festivi i bambini accompagnavano i loro genitori alla sinagoga. Padre Gregor ricorda le feste ebraiche che si celebravano con grande devozione. A casa, la famiglia parlava lo Yiddish (il dialetto ebraico tedesco degli ebrei dell’Europa orientale), ma da bambino imparo’ un po’ di ebraico da una “melamed” (un insegnante ebrea) nella “heder” (la scuola ebraica). Hersch conserva bei ricordi di quel tempo. Parlava anche un po’ la lingua polacca che aveva imparato dai contadini del villaggio dove i suoi genitori avevano affittato un podere di alberi da frutto. Le relazioni tra i Polacchi e gli Ebrei in genere erano buone, anche se non e’ sempre stato cosi’.

Il fratello maggiore, Hayim, leggeva i giornali e raccontava che la situazione degli ebrei sarebbe diventata molto critica se i tedeschi avessero invaso la Polonia. Ma nessuno nella famiglia si aspetto’ che cio’ sarebbe successo cosi’ in fretta. Nel 1939, l’anno in cui Hersch avrebbe dovuto iniziare la scuola, scoppio’ la Seconda Guerra Mondiale. Nella sua memoria e’ impresso il suono dei caccia tedeschi che sganciavano le bombe. La loro casa fu distrutta dalle fiamme, per questo hanno dovuto andare a vivere con i parenti. Dopo breve tempo, i russi entrarono in Zamosc e dissero che chi voleva andare in Russia con loro poteva farlo. Tra coloro che andarono c’era anche Hayim che, a quanto pare, aveva gia’ intuito quello che stava per accadere. Dopo qualche tempo, le sue lettere smisero di arrivare.

Per gli ebrei inizio’ un periodo molto difficile a causa dell’occupazione nazista. I genitori cercarono di fare affari al fine di ottenere qualcosa da mangiare. Le sorelle aiutavano i genitori e nei giorni di mercato prestavano un secchio ai contadini e loro stesse trasportavano l’acqua per abbeverare i cavalli in cambio di qualche moneta. Anche il figlio Hersch cerco’ di aiutare la famiglia. Per esempio, in autunno, quando i contadini portavano i prodotti dei campi ai nazisti, si attaccava ai carri per cercare di prendere qualche patata, porro e anche qualche cavolo. Spesso veniva frustrato ma chi ci faceva caso a questo quando si soffriva la fame?

La fame costringe a rubare. I bambini ebrei rompevano le vetrine dei negozi e rubavano tutto cio’ che potevano. E Hersch fece lo stesso. Rubo’ una sveglia ma la guardia lo prese e lo porto’ davanti al Consiglio ebraico della comunita’. “Perche’ rubi ragazzo?”, gli domandarono. “Per avere dei soldi per mangiare”, rispose. Gli presero la sveglia e gli diedero dei soldi.

Un giorno, i Tedeschi catturarono alcuni ebrei e tra loro c’era anche suo padre. Hersch ebbe paura che qualcosa di brutto potesse capitare a suo padre. Gli si avvicino’ ma un soldato tedesco incomincio’ a gridare contro di lui volendolo anche picchiare. Hersch si mise a piangere, suo padre corse da lui e lo abbraccio’. Si giro’ verso il soldato e disse: “Questo e’ mio figlio, non fategli del male”. Il soldato non gli fece niente, suo padre gli ordino’ di tornare a casa e di non preoccuparsi per lui. I Tedeschi costrinsero suo padre e altri ebrei a cavalcare dei cavalli facendosi beffe di loro. Gli ordinarono di montare i cavalli e di frustrarli. Suo padre non aveva mai cavalcato un cavallo prima d’ora e quindi non ci fu da meravigliarsi quando cadde da cavallo.

Dopo qualche tempo, tutti gli ebrei di Zamosc furono trasferiti in un quartiere che presto divento’ un ghetto. Vivevano costantemente nella paura. Quasi ogni giorno succedevano cose spaventose. Per esempio, dopo poco tempo che si erano trasferiti nel ghetto, i Tedeschi andarono in una casa e presero un ebreo. La moglie dell’ebreo, tremando, chiese di poter dare un cappotto a suo marito. I Tedeschi risposero che suo marito non aveva bisogno di un cappotto. Lo uccisero nella strada senza alcuna ragione.

Il padre di Hersch era ai lavori forzati dai tedeschi. Un giorno, prima di partire per il lavoro, saluto’ tutti dicendo che forse non sarebbe piu’ tornato. Gli dissero che se questi erano i suoi presentimenti avrebbe fatto meglio a non andare. Ma lui rispose che doveva andare. Abbraccio’ tutti e si allontano’ con gli occhi pieni di lacrime. Quel giorno suo padre non fece piu’ ritorno. Hersch lo aspetto’ in strada. Corse anche dietro a un uomo che somigliava a suo padre. Ma fu deluso quando si accorse che non era lui. Tutti piansero quel giorno. Fu un grande colpo per la famiglia.

Qualche tempo dopo la scomparsa del padre, i Tedeschi distrussero il ghetto di Zamosc. Gli ebrei marciarono verso la citta’ di Izbica e occuparono le case degli ebrei che erano gia’ stati deportati dalla citta’. Poco tempo dopo, ci fu un “Akzion” (l’arresto degli ebrei) e molte persone cercarono di nascondersi, anche la madre e i suoi tre figli. Trovarono rifugio nella cantina di un negozio della citta’, ma il pianto di un bambino attiro’ l’attenzione dei nazisti e dei loro collaboratori ucraini che entrarono nella cantina buia e arrestarono tutti quanti. Hersch riusci’ a fuggire e alcuni polacchi curiosi che si erano riuniti intorno ebbero compassione di lui e gli permisero di scappare senza avvertire i nazisti. Questi, spinsero fuori le persone dalla cantina e le portarono alla caserma dei pompieri. Furono lasciati al freddo per una decina di giorni, senza cibo, e chi tento’ la fuga venne ucciso sul colpo. A gruppi di decine venivano portati al cimitero del paese, dove erano state scavate delle fosse, all’estremita’ delle quali gli ebrei venivano uccisi. In questo modo circa un migliaio di ebrei di Zamosc furono assassinati, e tra questi anche la madre e due sorelle di Hersch.

Da solo nei giorni bui della Shoah

Hersch fuggi’ alla periferia della citta’ di Izbica e la’ un polacco lo diresse verso una casa dove avrebbe potuto trovare cibo e rifugio. Il giorno seguente, le persone di quella casa ebbero paura di tenerlo con loro, cosi’ Hersch dovette cercare un altro rifugio. Entro’ in un cortile e si nascose sotto una pila di legna che era stata raccolta per il riscaldamento. Anche li’, i proprietari della casa lo riconobbero come ebreo e per questo fu costretto a fuggire di nuovo.

Hersch ritorno’ a Zamosc e si rifugio’ da una famiglia di conoscenti. Entro’ nel campo dei lavori forzati e la’ vi trovo’ un letto e un posto riscaldato. Cosi’ vagava dal campo alla strada e dalla strada al campo. A volte la gente aveva pieta’ di lui e lo prendeva sotto la loro protezione. Una donna ebrea, il cui figlio era stato ucciso dai nazisti, lo accolse nel suo rifugio e gli dette da mangiare. Mentre lo portava sulle sue spalle, gli disse: “Mentre ti porto mi sembra che sto portando il figlio che mi hanno ucciso”.

I polacchi gli insegnarono le preghiere della religione cattolica. Un giorno, un ragazzo ebreo gli chiese per strada se lui voleva vivere. Hersch rispose: “Certo!” Allora il ragazzo gli spiego’ che avrebbe dovuto procurarsi un certificato di battesimo della religione cattolica. Il ragazzo gli disse di aspettare un attimo; subito dopo gli porto’ il certificato di battesimo. Da quel momento in poi, Hersch incomincio’ a usare le informazioni scritte nel documento. Il suo nuovo nome era Gregor (Grzegorz) Pawlowski, e cosi’ inizio’ a farsi chiamare con quel nome polacco.

Un giorno, mentre si stava riscaldando nella guardiola della guardia ebraica di un campo di lavori forzati, due soldati nazisti entrarono e incominciarono a interrogarlo. Lo portarono fino al quartier generale della Gestapo. Hersch gli mostro’ il suo certificato di battesimo e cosi’ fu rilasciato. Con il pericolo che pendeva sempre su di lui, Hersch/Gregor era continuamente in fuga, temendo che qualcuno riuscisse a identificarlo come ebreo. Una volta si trovava in casa di alcuni polacchi. Un burocrate del governo venne in quella casa e chiese chi fosse quel ragazzo. “Un orfano”, risposero e il burocrate disse che avrebbe inviato il personale dell’orfanotrofio a prenderlo. Gregor scappo’ temendo che lo avrebbero riconosciuto come ebreo quando avessero scoperto che era stato circonciso.

Trovo’ lavoro come mandriano nel suo paese. E finalmente trovo’ anche una famiglia che si prese cura di lui dove imparo’ a leggere e scrivere in polacco. Un giorno d’estate, quando si trovava fuori nei campi con le mucche della famiglia, le mucche gli scapparono via. La sorella del padrone di casa gli urlo’ “Ebreo”, e cosi’ fu di nuovo costretto a fuggire. E ancora una volta trovo’ rifugio, e ancora una volta fuggi’ o per paura o per maltrattamenti.

Finalmente arrivo’ la fine della guerra. Hersch usci’ a vedere l’Armata Rossa dei Russi che era entrata a liberare la Polonia, abbandonando le mucche al pascolo. Quando torno’ a casa, gli dissero che era stato licenziato. Gli diedero una camicia come ricompensa per il lavoro fatto. Continuo’ per la sua strada senza sapere dove andava. Lungo la via, incontro’ un carretto e i contadini gli chiesero dove stesse andando. Quando gli rivelo’ che non aveva casa e che era un orfano, i contadini lo invitarono a unirsi a loro. Raggiunse un villaggio vicino alla citta’ di Tomaszov-Lubelski. Gregor si ammalo’ e i contadini gli dissero di andare alla Croce Rossa della citta’. Lo portarono da un dottore il quale scrisse una lettera in modo da poter ricevere cure gratuite all’ospedale. Ritorno’ poi alla Croce Rossa e da li’ fu messo in un orfanotrofio gestito da due suore cattoliche. All’inizio c’erano solo sette bambini all’orfanotrofio. Una delle due suore lo iscrisse alla scuola e cosi’ Hersch inizio’ la seconda elementare, ma dopo due settimane passo’ in terza. Durante l’estate completo’ la quarta classe.

Quando venne trasferito in un altro orfanotrofio, incontro’ un prete che veniva a preparare i bambini alla prima comunione. Gregor non disse che era un ebreo ma spiego’ al sacerdote che non era battezzato. Il prete, che non gli credette pienamente, lo battezzo’ sotto condizione (che non fosse stato battezzato prima). Ricevette il battesimo il 27 giugno 1945, quando aveva quasi 14 anni.

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Gregor completo’ gli studi nella citta’ di Polawy e durante quegli anni di scuola servi’ la Chiesa fedelmente. Era un giovane molto religioso, e difendette la Chiesa quando senti’ le critiche di un membro di un partito comunista venuto a tenere una conferenza contro la Chiesa e la religione ad un pubblico di giovani. Fu anche interrogato dalla polizia segreta a causa delle sue posizioni religiose. La polizia segreta voleva che lui spiasse le suore, ma lui fermamente rifiuto’. Nonostante questo rifiuto, riusci’ a terminare gli studi liceali.

Entrata in seminario e nuova vita come sacerdote

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Quando concluse gli studi secondari, Gregor fu accettato come seminarista nel seminario maggiore di Lublin. A quel tempo, solo una suora sapeva che lui era un ebreo. Quando prese la veste, al suo secondo anno di studi, disse al rettore del seminario che era un ebreo. Dopo essersi consultato con il Vescovo, il rettore disse a Gregor che non c’era interdizione per un ebreo di diventare sacerdote. Tuttavia, alcuni sacerdoti temevano che Gregor, una volta diventato sacerdote, avrebbe potuto avere problemi in parrocchia se i fedeli avessero scoperto che lui era ebreo. Comunque Gregor completo’ i suoi studi.

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Il 20 aprile 1958, Gregor fu ordinato sacerdote. Poiche’ non aveva piu’ nessuno al mondo, la celebrazione si tenne dalle suore dell’orfanotrofio.

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Gregor offri’ il suo servizio sacerdotale in diverse citta’ e villaggi della diocesi di Lublin. Nel 1966, in occasione del millesimo anniversario del cristianesimo in Polonia, Gregor pubblico’ un articolo in un giornale cattolico di Cracovia, di distribuzione nazionale, dove racconto’ la sua storia. L’articolo arrivo’ anche in Israele e i suoi parenti che vivevano a Bat Yam lessero la sua storia. Si misero in contatto con Hayim, fratello di Gregor, che viveva a Haifa il quale, lo stesso giorno, si reco’ a Bat Yam. Quando lesse la storia esclamo’: “Ma questo e’ mio fratello!”.

In quegli anni, Gregor era in contatto anche con Padre Daniel Rufeisen, che era arrivato in Israele alla fine degli anni cinquanta, anche lui polacco ebreo, diventato prete cattolico dell’Ordine Carmelitano. Gregor inizio’ a pensare all’Aliyah (il ritorno/immigrazione in Israele), ma prima di lasciare la Polonia volle sistemare il luogo dove sua mamma e le sue sorelle erano state sepolte. Costrui’ un monumento, non molto lontano dal cimitero di Izbica, dove furono giustiziate. Sistemo’ anche le fosse comuni dove furono gettati i corpi di tutti coloro che vennero uccisi.

Questa l’iscrizione sulla lapide (in polacco e in ebraico):

“Io so che il mio redentore e’ vivo
e che, ultimo, si ergera’ sulla polvere!”
(Giobbe 19,25)

All’eterna memoria dei nostri cari genitori
Mendel figlio di Zeev e Miriam figlia di Isaac Griner di venerata memoria
E alle nostre sorelle Shindel e Sarah di venerata memoria
E anche alla memoria di tutti gli ebrei uccisi e sepolti in questo cimitero
Nel mese di Kislev 5703
Dagli assassini nazisti e profanatori dei comandamenti di Dio
Ringraziando Dio per essere stati salvati
Innalziamo questo monumento

Padre Gregor Pawlowski
Jacob Zvi Griner - Polonia
Hayim Griner - Israele

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Accanto alle fosse comuni, Gregor fece anche preparare un luogo di sepoltura per se’ e sulla lapide fece scrivere in ebraico e in polacco:

Padre Gregor Pawlowski
Jacob Zvi Griner
Figlio di Mendel e Miriam di venerata memoria

Ho abbandonato la mia famiglia
Per salvare la mia vita al tempo della Shoah

Vennero a prenderci per sterminarci
Ho salvato la mia vita e l’ho consacrata
al servizio di Dio e dell’umanita’
Sono ritornato da loro in questo luogo
Dove sono stati uccisi per la santificazione del nome di Dio
Possano le loro anime riposare in pace nella vita eterna

Gregor arriva in Israele

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Gregor decise di immigrare in Israele nel 1970. Fu ricevuto all’areoporto da Padre Daniel Rufeisen, sacerdote di Haifa, da Padre Alfred Delmée, prete di Giaffa, e dalla sua famiglia, incluso suo fratello Hayim. Trascorse del tempo con la sua famiglia, poi accetto’ l’invito di Padre Delmée di andare a vivere a Giaffa e servire la comunita’ polacca. Il sacerdote incaricato della comunita’ era anziano e malato. A quel tempo, Gregor imparo’ la lingua ebraica in una “ulpan” (scuola di lingua) in Bat Yam.

Da allora e per 38 anni, Gregor ha servito le comunita’ di lingua polacca e ebraica. Per 38 anni ha vissuto a Giaffa e ha viaggiato in lungo e in largo per il paese insegnando ai bambini, incoraggiando i credenti e visitando gli ammalati. Gregor ci ha dimostrato un modello di cio’ che un sacerdote fedele dovrebbe essere: al servizio di Dio e dell’umanita’.

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Quando gli chiesero perche’ lui ha voluto venire in Israele, rispose:

“Il mio posto e’ qui, tra gli ebrei. Ho sentito una chiamata a venire e servire i cristiani che vivono nel mio paese”.

Quando gli domandarono perche’ era importante per lui raccontare la sua storia, rispose:

“Non volevo vivere da bugiardo. Non volevo negare le mie radici, mia madre, mio padre, la mia gente. Voglio essere sincero. Ho una patria, la Polonia, e appartengo al popolo polacco. Tuttavia, ho una nazione che e’ il popolo ebraico. Sono stato circonciso quando avevo otto giorni. Appartengo sia alla Polonia sia a Israele. Non posso parlare contro i polacchi perche’ loro mi hanno salvato la vita, e non posso parlare contro gli ebrei perche’ io sono uno di loro”.

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Abbiamo pubblicato il libro di Gregor, “Conosci il Messia”, scritto come uno strumento didattico per le classi di educazione religiosa che Gregor ha dato a decine di bambini nel corso degli anni.

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