Daniel Rufeisen Carm.


Padre Daniel (Oswald) Rufeisen, Carmelitano, fondatore della Comunità di Haifa, nacque nel 1922 a Zadziele, in Polonia, in una famiglia ebraica.

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I suoi genitori non erano praticanti e durante la sua gioventù, Oswald fece parte di un movimento giovanile sionista laico, dove imparò un po' di ebraico. Separato dai suoi genitori dopo l'invasione nazista della Polonia, Oswald si recò in Unione Sovietica con suo fratello, Aryeh. I suoi genitori furono poi deportati e uccisi nei campi di sterminio. Aryeh ottenne un visto per emigrare in Palestina, mentre Oswald rimase in Europa, come studente a Vilna. Dopo aver vissuto nella clandestinità, e un breve periodo di reclusione e aver garantito di non essere ebreo, Oswald, che parlava correntemente il tedesco, trovò finalmente lavoro come tutore tedesco per un ufficiale della polizia polacca, collaboratore dei nazisti, che lo invitò a Mir in Bielorussia. Fu a Mir che Oswald dopo aver dichiarato di essere un non ebreo di lingua tedesca e  un collaboratore della polizia, fu in grado di salvare circa trecento ebrei imprigionati nel ghetto della città. Avvertiti da Oswald dell’imminente chiusura del ghetto, quelli che erano fisicamente in grado riuscirono a salvarsi. La storia della fuga dal ghetto di Mir e il ruolo svolto da Oswald, è raccontata in un documentario al Museo di Yad Vashem.

L’aiuto dato agli ebrei di Mir fece in modo che Oswald fosse smascherato e riconosciuto come ebreo, fu messo in carcere e dovette fuggire per scampare alla morte. Trovò rifugio in un convento delle Suore della Risurrezione. Fu proprio nel convento che iniziò a leggere il Nuovo Testamento e si convinse che Gesù di Nazareth fosse davvero il Messia e il Salvatore, così fu battezzato. Alla fine del 1943, dovette fuggire di nuovo e questa volta trovò rifugio tra i partigiani nelle foreste. Vi rimase fino alla liberazione da parte dell'esercito sovietico. Tornò con loro a Mir, ancora una volta come poliziotto.

Sollevato dal suo incarico a Mir, Daniel decise di tornare in Polonia e lì andò a far visita ai Carmelitani. Entrò in un convento, nel 1945, e prese l'abito nel 1946, con il nome di Daniel. Nel 1952 fu ordinato sacerdote e le cartoline stampate per l'occasione furono scritte sia in lingua polacca sia in ebraico. Daniel sottolineò che la sua fede cristiana non era in contrapposizione con la sua identità ebraica. Con l'aumento dell’antisemitismo in Polonia, nel 1956, e la partenza di molti ebrei per Israele, Daniel cominciò a pianificare la sua Aliyah (salita a Sion). Egli sottolineò di essere sempre stato un sionista. Rinunciando alla sua cittadinanza polacca, quale ebreo che lascia la Polonia, a Daniel fu negata la cittadinanza ebraica in Israele. Per le autorità israeliane, era un monaco e un sacerdote cristiano, non era un ebreo. Presentò quindi il suo caso alla Corte Suprema Israeliana e perse. Ne conseguì che la Legge del Ritorno, che concedeva automaticamente la cittadinanza israeliana a tutti gli ebrei che ne facevano richiesta, fu modificata in modo tale da escludere gli ebrei che appartenevano ad una religione diversa dall’ebraismo. Daniel divenne cittadino israeliano attraverso procedure di naturalizzazione, poco dopo la fine del processo.

In Israele, egli visse in un convento carmelitano a Haifa, quello di Stella Maris, e mantenne stretti contatti con suo fratello e la sua famiglia, così come con altri amici ebrei. Egli rappresentava un punto di riferimento per  molti polacchi sposati con ebrei o per quelli di origine ebraica. Si associò all’Opera di San Giacomo, che mirava sia alla cura pastorale dei cattolici ebreofoni sia al dialogo con il popolo ebraico. Nel 1965, Daniel fondò la comunità di Haifa che servì fedelmente fino alla morte, avvenuta nel 1998, aiutato dalla sua assistente pastorale, Elisheva Hemker. Oltre alla cura pastorale per i polacchi, ebrei e molti altri, Daniel era un pensatore creativo che sottolineò che il cristianesimo non poteva essere separato dalle sue radici ebraiche. Era convinto dell'importanza e della necessità di ristabilire una comunità cristiana che richiamasse il giudaismo e l’ebraismo.

E’ stato pubblicato un importante libro sulla vita di Daniel: Nechama TEC, Dans la fosse aux lions. La vie d’Oswald Rufeisen, trad. Cécile Le Paire, Bruxelles, Editioni Lessius, 2002.

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