Festa del Corpus Domini – Anno A


Dal 13º secolo la festa è sempre stata celebrata il giovedì dopo la domenica della SS. Trinità. Ma per permettere ai fedeli di parteciparvi molte comunità oggi celebrano la festa la domenica successiva.

Nella festa del Corpus Domini (Corpo di Cristo), i fedeli sono invitati a celebrare l’evento che era già stato ricordato all'inizio del Triduo Pasquale durante la Settimana Santa. Il giovedì della Settimana Santa viene commemorata l'Ultima Cena, il momento in cui Gesù ha dato il suo corpo e il suo sangue alla vigilia della sua Passione e Crocifissione. Secondo i Vangeli di Matteo, Marco e Luca, si trattava della cena pasquale: una cena in cui gli ebrei ricordano l'esodo dall'Egitto e il passaggio dalla schiavitù alla liberazione. Nel 13° secolo, la Chiesa aveva fissato un'altra festa in cui si celebrano il corpo e il sangue donati da Cristo, una festa che giunge a conclusione delle principali feste del calendario cristiano – dopo la Pasqua e la Pentecoste.


Tra i verbi più importanti che vengono attribuiti a Dio in relazione alla persona umana sono: "nutrire" e "saziare". Come un padre, Dio si prende cura di noi e dal momento della creazione del mondo ci nutre della sua bontà. Durante i giorni nel deserto, per un periodo di quarant'anni, il popolo di Israele ha vissuto del cibo che Dio ha dato loro in un luogo dove non c'era nulla da mangiare. Ha nutrito e saziato il suo popolo. Quando sono entrati nella terra dei loro padri, un paese dove scorre latte e miele, la sfida era quella di non dimenticare che tutto il bene della terra viene da Dio Creatore, il Liberatore d'Israele. Il pericolo è quello di dimenticare la sua bontà e prendere i frutti della terra per scontato. Pertanto, il Deuteronomio ripete un'espressione fondamentale: "mangerete e sarete saziati":

Deuteronomio 6,11-12: "Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guardati dal dimenticare il Signore ...”

Deuteronomio 8,10: “Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato”.

Deuteronomio 11,15-16: "Tu mangerai e sarai saziato. State in guardia perché il vostro cuore non si lasci sedurre”.

Ogni volta che mangiamo dobbiamo benedire il nostro Padre che è nei cieli, che ci nutre e ci sazia di ogni cosa buona. Inoltre, siamo chiamati a ricordare, secondo quanto è scritto nel libro del

Deuteronomio, che l'uomo non vive di solo pane, ma piuttosto "di ogni parola che esce dalla bocca del Signore" (Deuteronomio 8,3). Pertanto, quando ci dà il pane del cielo, il pane santo, la sua parola che era in principio, il suo unico figlio, che disse: "Io sono il pane della vita" (Giovanni 6,35), il nostro rendimento di grazie è moltiplicato.

Le letture della festa, come sempre, ci aiutano a capire il suo significato. La prima lettura, dal Libro del Deuteronomio (8,2-3.14-16), ci ricorda il pane che Dio ha dato al popolo di Israele nel deserto. Questo pane deve renderci consapevoli della provvidenza Dio e per questo dobbiamo renderne grazie.

La seconda lettura, dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (10,16-17), parla dell'unità della comunità che deriva dal mangiare lo stesso pane e bere allo stesso calice.

Infine, nel Vangelo (Giovanni 6,51-58), Gesù parla del suo dono per coloro che credono in lui: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". (Giovanni 6,51).

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