Ziv: Parashat Nitzavim 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Deuteronomio 29,9 – 30,20 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Isaia 61,10 – 63,9. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv roshhashana

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente

Siamo ormai giunti alla fine del Pentateuco, alla fine della Torah e della Legge, e qui Mose’ ci mette di fronte [e i figli di Israele] all'eternità. La Parasha inizia con le parole: "Oggi voi state tutti davanti al Signore vostro Dio, i vostri capi, le vostre tribu’, i vostri anziani, i vostri scribi, tutti gli Israeliti, i vostri bambini, le vostre mogli, il forestiero che sta in mezzo al tuo accampamento, da chi ti spacca la legna a chi ti attinge l’acqua, per entrare nell’alleanza del Signore tuo Dio e nell’imprecazione che il Signore tuo Dio sancisce oggi con te” (Deuteronomio 29,10-12). Questa alleanza è eterna e onnicomprensiva - il suo "oggi" è un giorno eterno in quanto il suo pubblico sono quelli che stanno nelle pianure di Moab in quel giorno, "con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio, e con chi non è oggi qui con noi" (Deuteronomio 29,14-15). E’ un’alleanza stipulata con ogni essere umano che sia mai esistito e che mai esisterà - quelli che in quel giorno stanno nelle pianure di Moab - e coloro che hanno avuto, o che riceveranno, il soffio della vita. Tra coloro che stipuleranno l’alleanza - in quel giorno o in qualsiasi momento della storia - un accento molto particolare è dato al forestiero. Solo lo straniero è descritto in modo dettagliato, come "da quello che spacca la legna e attinge l’acqua" - ogni nazione sotto il sole che sta all'interno dell’accampamento d'Israele entra in questo patto eterno - e deve quindi rinunciare all’idolatria. L'idolatria, Mosè ci avverte, e’ insidiosa. E' particolarmente insidiosa per chiunque si trovi in questa alleanza, per "colui che, udendo le parole di questa imprecazione, si lusinga in cuor suo dicendo: Avro’ benessere, anche se mi regolero’ secondo l’ostinazione del mio cuore” (Deuteronomio 29,19a-b). A questo punto, Mosè ci rivela il motivo sottile dell’idolatria del credente che si allontana - nella nostra traduzione - "per porre fine alla sete con la sazietà" (Deuteronomio 29,19c). La vita di un credente - di tutti coloro che entrano nell’alleanza eterna di Dio è una vita di costante sete. Come ad esempio Davide che esclama nel Salmo 42,2 "L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente"! La vita in costante ricerca di Dio può stancarci, stanchi di essere continuamente assetati alla ricerca di soluzioni più semplici. Per questo motivo, quando la legge arriva alla fine, Mosè ci ricorda di aggrapparci alla fede che è in noi: "Questo comando che oggi ti ordino non e’ troppo alto per te, ne’ troppo lontano da te. Non e’ nel cielo, perche’ tu dica: Chi salira’ per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non e’ al di la’ dal mare, perche’ tu dica: Chi attraversera’ per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola e’ molto vicina a te, e’ nella tua bocca e nel tuo cuore, perche’ tu la metta in pratica” (Deuteronomio 30,11-14). Infatti, come la legge finisce e l'alleanza eterna è annunciata, ebrei e gentili allo stesso modo, stando nell’accampamento davanti a Dio devono avvicinarsi sempre piu’ a Dio, una vicinanza che viene dalla fede. Shabbat Shalom.

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