Ziv: Parashat Re'eh 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Deuteronomio 11,26 – 16,17 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Isaia 54,11 – 55,5. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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E non avrete altro che gioia

La Parasha di questa settimana inizia con un imperativo: “guarda!” – apri gli occhi e guarda, poiche’ “Io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione: la benedizione, se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedite ai comandi del Signore vostro Dio e se vi allontanate dalla vita che oggi vi prescrivo, per seguire dei stranieri, che voi non avete conosciuti” (Deuteronomio 11,26-28). Questa enfasi sul senso della visione ci collega di nuovo al primo capitolo della Genesi in cui Dio vide "che [la creazione] era buona". Ogni realtà può apparire come una benedizione o una maledizione, a seconda di come rispettiamo la volontà del nostro Creatore. La tensione tra la benedizione e la maledizione corre come un filo in tutto il libro del Deuteronomio, dove Mosè sottolinea il libero arbitrio umano e la nostra responsabilità di scegliere ciò che è bene ed evitare il male. Il male di cui si parla qui è la fonte di tutti i mali: l'idolatria, e per tutta la Parasha, al popolo di Israele viene comandato di rivolgere il loro cuore al culto in un luogo singolare che il Signore vostro Dio "avra’ scelto per fissarvi la sede del suo nome" (Deuteronomio 12,11) - il tempio, e a riunirsi lì in tempi prestabiliti. Questo ciclo di unificazione del popolo con il suo Dio nel tempo e nello spazio, è in opposizione a ciò che la gente delle nazioni fa, i quali sacrificano "sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde" (Deuteronomio 12,2 ) ogni volta che vogliono, ed è anche diverso da quello che il popolo d’Israele fa prima di stabilirsi in un luogo dove un tempio può essere costruito. Tuttavia, anche i patriarchi - Abramo, Isacco e Giacobbe - hanno sacrificato dove volevano, e allora perché questo è ora proibito? Uno dei principali obiettivi del libro del Deuteronomio è quello di insegnare ai figli d'Israele che il possesso effettivo di questa terra non è come quello di altre terre. Non puo’ essere colonizzata come le altre terre, ma che questa terra - una terra dove scorre latte e miele - ha un ruolo da svolgere nella creazione di un luogo in cui vi abita il nome di Dio, dove Dio può "vedere" il suo popolo, e dove il popolo può essere visto riunito insieme. Anche se tutto il paese è del Signore in ogni momento: "un paese del quale il Signore tuo Dio ha cura e sul quale si posano sempre gli occhi del Signore tuo Dio dal principio dell’anno sino alla fine” (Deuteronomio 11,12), sceglierà un luogo specifico dove il suo nome abiterà. Con questo insegnamento Mosè sottolinea l'essenza della fede monoteistica, quella di un Dio che cerca l'unità - l'unità di spazio e di tempo - l'unità con il suo popolo, una unità il cui scopo è di garantire che noi "non avremo altro che gioia" (Deuteronomio 16,15). Shabbat Shalom.

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