Ziv: Parashat Shelah 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dei Numeri 13,1 – 15,41 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Libro di Giosue’ 2,1-24. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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Una terra dove scorre latte e miele …

Questa Parasha racconta per la prima volta la storia delle spie inviate a visitare il paese di Canaan prima che il popolo ne prendesse possesso. L’haftara spiega come anche Giosuè, successore di Mosè, invierà delle spie. E' interessante confrontare i due racconti.

Nella nostra Parasha, le spie tornano con un rapporto ambiguo: da un lato, una terra dove scorre latte e miele, e dall'altro, i suoi abitanti sono giganti pronti a divorarli. Essi criticano aspramente il dono di Dio. Sappiamo il seguito del racconto: a causa della loro mancanza di fede e dei loro brontolamenti, dovranno camminare per altri quaranta anni nel deserto.

“Così farò a questa gente malvagia che si è unita contro di me", dice il Signore al suo popolo che ha deciso di lapidare Giosuè e Caleb (14,35), mostrando che il male diretto contro i suoi giusti lo riguarda direttamente. Soltanto la generazione successiva sarà in grado di entrare nella terra di Canaan. Nel libro di Giosuè la storia è molto diversa: il risultato è positivo. "Dio ha messo nelle nostre mani tutto il paese e tutti gli abitanti del paese sono gia’ disfatti dinanzi a noi” (Gs 2,24).

Perché un risultato cosi’ diverso se si tratta della stessa realtà? In effetti, la generazione del deserto non era riuscita a lasciare l'Egitto dietro di se’ ma ha portato con se’ i segni della sua precedente schiavitù. La gente viveva nella paura e non era in grado di assumere la loro nuova libertà. Hanno preferito il deserto e la manna caduta dall'alto alla conquista e all'autonomia di Canaan. Le spie inviate da Giosuè non conoscevano la schiavitu’ e l'angoscia che essa comporta. Pertanto, essi sono pronti ad entrare nella loro eredita’. In un certo modo, hanno riscattato la generazione precedente.

Un commento moderno mostra che in queste due storie la terra di Canaan rappresenta il cuore della gente: se hanno paura e mancano di fiducia, essi la descrivono come un luogo di pericolo, e se, al contrario, sono sicuri della vittoria, come nel libro di Giosuè, essi la descrivono come una benedizione ... Questa può essere una spiegazione per il titolo della Parasha: "Per te" ... la terra di Canaan è quindi un luogo di rivelazione di ciò che abita nel cuore dell'uomo. Shabbat shalom.

 

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