Ziv: Parashat Nasso 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dei Numeri 4,21 – 7,89 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Libro dei Giudici 13,2 - 25. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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Questa Parasha è una delle più lunghe della Torah a causa dei dettagli ben precisi sulle offerte dei capi. Tutto il capitolo 7 è dedicato a questa descrizione. Mentre all’inizio del libro gli uomini sono solamente contati, ora invece sono considerati come unici in quanto ognuno di loro ha una missione speciale. Un uomo non è mai solo un numero da essere paragonato a un altro numero. A ciascuno è dato o chiesto secondo la sua misura. In questo passaggio troviamo anche un comandamento che può essere considerato ambiguo e, di conseguenza, è stato una fonte di meditazione per il famoso commentatore Rashi. Riguarda il versetto che si occupa delle offerte nel tempio. Da una parte si dice che "le cose che uno consacrera’ saranno sue”, e "cio’ che uno dara’ al sacerdote apparterra’ a lui” (Numeri 5,10). Che significato ha tutto questo? Di chi saranno le cose consacrate? Del sacerdote o del donatore? In seguito si può comprendere che entrambe le proposizioni sono vere: il donatore può tenere le donazioni per lui, e solo il dieci per cento sarà dato al sacerdote, oppure può dare tutto al sacerdote.

Nel suo commento a questo versetto, Rashi osserva che un midrash spiega che un uomo può davvero tenere le sue offerte per se stesso, ma poi riterra’ solo il dieci per cento del raccolto del suo campo! Se, al contrario, l'uomo dà tutto al sacerdote, in cambio terra’ tutto il raccolto del suo campo. L'insegnamento è chiaro: si riceve in base a ciò che si sceglie di dare. L'uomo terra’ per se stesso solo ciò che ha dato.

In questo brano si legge anche del rito da eseguire sulla donna adultera. Il sacerdote deve scrivere la condanna delle donne e mescolare l'inchiostro della scrittura con un po' d'acqua che sarà bevuta dalle donne. E questa scrittura contiene il nome di Dio (Numeri 5,21;23). Normalmente, tale documento, anche se logoro, deve essere tenuto separato, per esempio in una “geniza” (luogo dove si conservano i documenti che contengono i nomi di Dio) per evitare qualsiasi profanazione. In un commento si dice che uno dei nomi di Dio è pace. Il suo nome, pertanto, può essere cancellato per preservare la pace tra un uomo e sua moglie, quando lo spirito maligno della gelosia cerca di separarli. Shabbat shalom.

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