Discorso alla celebrazione del “Jerusalem Day”


Mercoledi’, 1 Giugno 2016, Padre Rafic, responsabile della comunità di Gerusalemme, è stato invitato a parlare durante l'evento annuale organizzato dalla Congregazione di Sion che contrassegna il “Jerusalem Day”. Questo evento incoraggia lo spirito di pace e di dialogo e sottolinea la vocazione spirituale di Gerusalemme , una città santa per ebrei, cristiani e musulmani, che riunisce rappresentanti di tutte le fedi.

Oggi, come cristiano, voglio condividere alcune riflessioni su Gerusalemme non solo dal punto di vista delle emozioni e del giudizio personale, ma piuttosto alla luce delle parole di un grande uomo, un visionario e un profeta che ha vissuto in questa terra più di 2500 anni fa. Amava il suo popolo e il suo Dio, e ha avuto una visione di Gerusalemme quale fonte di protezione e di pace che tutti cerchiamo nella nostra vita. Parliamo qui di Isaia, un grande profeta per ebrei e cristiani. Passo ora a leggere un brano che viene a lui attribuito, dal capitolo 26 del libro di Isaia, e commentero’ alcuni aspetti da lui profetizzati:

1 In quel giorno si canterà questo canto nel paese di Giuda: Abbiamo una città forte; egli ha eretto a nostra salvezza mura e baluardo. 2 Aprite le porte: entri il popolo giusto che mantiene la fedeltà. 3 Il suo animo è saldo; tu gli assicurerai la pace, pace perché in te ha fiducia. 4 Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna; 5 perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto; la città eccelsa l'ha rovesciata, rovesciata fino a terra, l'ha rasa al suolo. 6 I piedi la calpestano, i piedi degli oppressi, i passi dei poveri. 7 Il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano. 8 Sì, nella via dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio. 9 La mia anima anela a te di notte, al mattino il mio spirito ti cerca, perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra, giustizia imparano gli abitanti del mondo.

"Abbiamo una città forte", dice Isaia. Si potrebbe sollevare la questione: che tipo di forza e potenza vogliamo oggi? Un tipo di forza è quando mi escludo con un gruppo di persone che conosco bene e mi difendo da coloro che percepisco come un pericolo e che non appartengono al mio stesso gruppo. Questa potrebbe essere chiamata "forza opposta". Un altro tipo di potere è quando scelgo di non vedere gli altri come un pericolo e una minaccia, ma piuttosto cerco di fare di tutto per unire le mie forze con le loro al fine di costruire un rapporto di fiducia, nonostante tutte le differenze che ci dividono e di fronte a tutti le ragioni del passato e del presente che sussurrano al mio orecchio: "non fidarti di loro!". Questa potrebbe essere chiamata "forza dello stare insieme". E se dovessimo chiederci qual è la forza più grande, io penso che la più grande forza non è quella che ci porta a sconfiggere un nemico, ma piuttosto a fare di un nemico un partner e, se possibile, anche un amico.

Cosi’ dice Isaia: "Aprite le porte, entri una nazione giusta, che si mantiene fedele". Gerusalemme è città santa per gli ebrei, per i musulmani e per i cristiani. Molte persone pregano in questa città e la preghiera è una grande cosa, ci ricorda che abbiamo un'anima e che c'è un Creatore del mondo. Tuttavia, non è sufficiente pregare per essere giusti: i veri giusti sono coloro che sanno come preservare fedelmente l'amore per l'altro, sulla base della pietà e della compassione che il Creatore del mondo ha seminato nei loro cuori e nei cuori di ognuno di noi. Nel libro dell'Esodo si narra della figlia del faraone che vide il cestello in cui Jokebed aveva nascosto il neonato Mosè: "L’apri’ e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: “E’ un bambino degli Ebrei” (Esodo 2,6). Ciò significa che, grazie alla pietà e compassione della figlia del faraone, Mosè fu salvato e lui a sua volta salvo’ un intero popolo. Se Isaia parlasse oggi, forse direbbe: "Aprite le porte in modo che entri la nazione giusta che sa come mostrare misericordia verso l'altro e non è motivata solo dalla paura e dall’solamento".

Cosi’ dice ancora Isaia: " Nella via dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio”. Senza speranza la vita non ha alcun senso, sia a Gerusalemme che in qualsiasi altro luogo. Allo stesso tempo, senza giustizia e diritto tutto ciò che si chiama speranza è di fatto invano. Pertanto, chiediamo che l’amore per la giustizia e per il diritto possa essere inciso oggi ancora più profondamente nella nostra coscienza in modo che ci sia un vero e proprio motivo di speranza per un futuro migliore per tutti noi.

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