Ziv: Parashat Metzora 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Levitico 14,1 – 15,33 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Malachia 3,4-24. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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La legge del lebbroso

La Parasha di questa settimana, con quella della settimana scorsa, si trova all'interno di una parentesi piuttosto lunga che segue la morte di Nadab e Abiu in Levitico 10, e continua fino all'inizio della Parasha della prossima settimana riprendendo quell'evento (cfr Levitico 16,1). Questa parentesi si occupa di varie forme di regole relative al puro e all’impuro: le regole alimentari, il parto, la lebbra della pelle, dei vestiti e delle case, e infine quella degli sfinteri. La nostra attenzione questa settimana sarà sulle leggi della lebbra. Per prima cosa notiamo che non è la malattia della pelle o la sua mancanza in sé che rende una persona pura o impura. Piuttosto, è come il sacerdote esaminera’ la persona che gli sta davanti che rende lo status della persona puro o impuro. Il sacerdote non tenta di guarire o di prescrivere qualsiasi trattamento per il lebbroso, non fa altro che esaminare il lebbroso e rimuoverlo dall’accampamento per un periodo di sette giorni, o fino a quando quest'ultimo mostra di essere diventato puro. Il lebbroso è chiamato ad adottare i rituali del lutto: "Il lebbroso colpito dalla lebbra portera’ vesti strappate e il capo scoperto, si coprira’ la barba e andra’ gridando: Immondo! Immondo!” (Levitico 13,45).

Un midrash sul libro delle Lamentazioni fa un riferimento sorprendente a questo versetto e dichiara: "La persona lebbrosa è il Tempio" (Eicha Rabba, intro 21). Inoltre, il capitolo 14 inizia con "Questa e’ la legge da applicare per il lebbroso per il giorno della sua purificazione" (Levitico 14,2), che comporta una serie di rituali da eseguire l'ottavo giorno (dopo aver trascorso sette giorni fuori della sua tenda [Levitico 14,8]), e le offerte sacrificate davanti alla Tenda del Convegno. Questi includono: il sacrificio degli agnelli, l’aspersione del sangue del sacrificio sul lobo dell’orecchio destro, sui pollici e sulle dita del lebbroso - che seguono la formula di consacrazione applicata a Nadab e Abiu quando sono stati nominati sacerdoti l'ottavo giorno - il giorno della consacrazione del Tabernacolo (Levitico 9,1 ss.). Alcuni di questi rituali, come l'aspersione del sangue sette volte davanti al Signore (Levitico 14,7) rispecchiano gli atti del Giorno dell'Espiazione.

Il Talmud babilonese ci da’ un altro punto di vista. Mentre si occupano della questione del nome del Messia che verra’, alcuni rabbini dicono: "Il suo nome è 'il lebbroso della scuola,' come è scritto, 'Egli si e’ caricato delle nostre sofferenze, si e’ addossato i nostri dolori, e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato' (Isaia 53,4)" (Talmud babilonese - Sinedrio 98,2a). Qui il Messia stesso è paragonato ad un lebbroso, dal momento che porterà su di se’ la nostra lebbra e le nostre afflizioni. E' chiaro da questi riferimenti che la purificazione del lebbroso - purificato per intervento divino - è presentata in questi versetti come un evento eminentemente sacro, simile al Tempio, all’unzione dei sacerdoti e all'altare del Giorno dell'Espiazione, e anche alla venuta del Messia. La lebbra, quindi, e’ sinonimo del peccato umano - presente in ciascuno di noi - non solo in alcuni lebbrosi al di fuori dell’accampamento. E Dio perdona il peccato attraverso l'opera dei sacerdoti, dell’espiazione e, in ultima analisi, per mezzo del Messia. Shabbat Shalom.

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