Ziv: Parashat Ki tissa 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dell’Esodo 30,11 – 34,35 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal 1Re 18,1-39. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv kitissa2

Questa settimana la parasha ci porta sul Monte Sinai dove Mosè e’ pronto a ricevere le tavole di pietra scritte dal dito di Dio. La storia che segue è molto conosciuta: il popolo è stanco per l’attesa di quaranta giorni, e cosi’ chiedono ad Aronne di fargli un dio. Quando Mosè scende dal monte, sa già che il popolo si e’ fatto un dio, come Dio gli aveva detto. Ma Mose’ scopre che il popolo "stava anche danzando". I due verbi ebraici utilizzati qui hanno una connotazione di immoralità sessuale. Il secondo, "tsoheq", per esempio, si può trovare nella descrizione del rapporto tra Isacco e Rebecca quando sono inconsapevolmente visti da Abimelech (Genesi 26, 8. Cfr la Ziv sulla Parasha Toldot). Nella Bibbia l'idolatria è quasi sempre collegata con l'immoralità sessuale e l’adulterio. Possiamo quindi fare una connessione con le tavole di pietra ricevute da Dio e che Mosè è sul punto di rompere ai piedi del monte.

Le dieci parole (o i dieci Comandamenti) sono scritte su due tavole, e ogni comandamento deve essere letto in parallelo a quello che gli sta di fronte. Il primo, che è il comandamento di adorare solo Dio, è da leggere con il sesto: "Non commettere adulterio". Possiamo così comprendere come alcuni commentatori interpretano la reazione di Mosè: ha rotto le tavole non solo per la rabbia che non è in grado di contenere, ma piuttosto, per una grande pietà (Esodo Rabba 43,1). Ha rotto il documento su cui è stata scritta la condanna del popolo. Ma e’ necessario rileggere il dialogo sulla montagna per capire questo. Mosè aveva appena pregato per il popolo: "Se tu perdonassi il loro peccato ... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!". La preghiera di Mosè rivela l'importanza della partecipazione, di dare o fare qualcosa per ottenere benedizioni. Questo può essere visto anche nel racconto in cui le donne danno i loro specchi per produrre la conca di rame e, in contrasto, le persone che danno i loro orecchini per fabbricare il vitello d'oro. Le tavole scritte dal dito di Dio vengono rotte e scritte di nuovo. Tuttavia, secondo il Talmud, i pezzi delle prime tavole saranno scrupolosamente conservati nell’arca: essi conservano la loro santità. Le tavole di pietra simboleggiano la "Ketuba", un contratto di matrimonio che è dato dal marito alla sua sposa, anche ai nostri giorni. Questo contratto descrive i diritti e i doveri della coppia; il matrimonio è l'immagine dell’alleanza che Dio vuole fare con il suo popolo, nonostante la loro infedeltà ...

Il midrash (Esodo Rabbah 41,16) stabilisce una connessione tra il verbo "finire" (18), in ebraico "Kallo", e "Kalla", la fidanzata. Mosè, e più tardi il popolo, sono considerati legati da queste tavole. Un altro legame è tra "pari", pietra, e "av-ben": "di padre in figlio": queste tavole sono fatte per essere trasmesse di generazione in generazione, e non da conservare senza essere viste. Infine, un altro midrash (Esodo Rabba 46) paragona "Kala" e "klal", che significano "generalità". In questo episodio del Sinai, Mosè ha ricevuto solo i principi generali della Torah, che sara’ sviluppata in seguito, nella Torah orale. Shabbat shalom.

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel