Ziv: Parashat Mishpatim 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dell’Esodo 21,1-24,18 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Geremia 34,8-22; 33,25-26. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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Tu non salirai i gradini del mio altare

La Parasha della settimana scorsa - Ietro - e la Parasha di questa settimana sono unite in tal modo che quest'ultima fa da commento alla precedente. Nella Parasha precedente, il popolo ebraico ha ricevuto i Dieci Comandamenti e ora riceve una serie di esempi per vedere come questi precetti possono essere applicati alla loro vita quotidiana; pertanto, questa Parasha contiene un lungo elenco di leggi. Il legame tra le parasha passa attraverso alcune brevi regole che riguardano la costruzione di un altare a Dio, che sembrano fuori luogo nel loro contesto immediato: "Se tu mi farai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perche’ la’ non si scopra la tua nudità" (Esodo 20: 25-26). Le prescrizioni per la costruzione corretta di altari appartengono alla Parasha della prossima settimana (Es 25) e dunque si pone la questione: come mai appaiono queste prescrizioni qui in questa Parasha?

Cosi’ risponde Rashi: "Perché la sezione che ha a che fare con le leggi si giustappone a quella dell'altare? Per dire che il Sinedrio deve essere messo adiacente all'altare". In effetti, la risposta è che tutte le regole date a Mosè, che saranno applicate per il popolo dagli anziani di Israele - il Sinedrio - devono essere fatte guardando verso l'altare, il luogo del culto di Dio, davanti al quale il Sinedrio è responsabile delle sue azioni. L'altare stesso è "un altare di terra" (Esodo 20:24), di pietre naturali (grezze), costruito su una pendenza naturale (non gradini) che conduce all'altare. L'immagine creata qui è che l'altare è in realtà una piccola montagna e in effetti, secondo il Ramban, il ruolo principale del santuario, e in particolare del suo altare, è per i figli di Israele quello di portare con se’ il ricordo del monte Sinai per sempre - anche l'altare nella visione di Ezechiele si chiama "HarEl" (la montagna di Dio, cfr Ez 43:15).

L'elenco delle regole comprende le leggi degli schiavi Ebrei e Cananei, i danni fisici, l'immoralità sessuale e l'etica. Lo schiavo ebreo, per esempio, è un uomo che secondo Rashi è stato "catturato mentre rubava" e che non aveva i soldi per ripagare ciò che aveva rubato. Queste regole vengono date con uno scopo principale: rettificare la vita di coloro che sono caduti in difficoltà o nel crimine. Al ladro o a coloro che sono estremamente poveri viene data una struttura su come lavorare, guadagnare, avere una famiglia e - al termine del loro servizio, che può venire alla fine del sesto anno, l'anno del giubileo o della morte del Sommo Sacerdote, lascia in modo dignitoso e con una solida base. Ma per questo devono lavorare duramente - non è semplicemente dato a loro - ed è esattamente ciò che dà loro dignità quando ritornano in liberta’. Proprio come l'altare e’ un luogo di espiazione dove a Dio viene chiesto di correggere i figli d'Israele senza giudicarli, cosi’ il Sinedrio ha il compito di applicare le leggi che mirano a correggere i deboli. Shabbat Shalom.

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