Ziv: Parashat Beshalah 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dell’Esodo 13,17-17,16 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Libro dei Giudici 4,4-5,31. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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Questa settimana leggiamo il racconto di uno degli eventi più importanti nella storia del popolo di Israele, l’uscita dalla schiavitù d'Egitto e l'inizio della vita nel deserto. Il popolo passera’ attraverso un processo di iniziazione e imparera’ il difficile compito di essere liberi. Alcuni commentatori si chiedono perché il testo inizi narrando le difficoltà invece delle gioie: il Faraone scaccera’ il popolo dal suo paese, dalla servitù ... e infatti, non appena vengono liberati, gli ebrei chiedono di ritornare alla loro antica schiavitù. Quando raggiungono il Mar Rosso, sono scoraggiati, e cominciano a mormorare: "Era per mancanza di sepolture in Egitto che ci hai portato a morire nel deserto?" E la risposta è chiara: "Il Signore combattera’ per voi ". Questo è un insegnamento difficile per loro da capire. Un commento ha capito questa difficoltà e infatti dice che è molto più semplice liberare il popolo dalla schiavitu’ d'Egitto che togliere l'Egitto dal cuore del popolo. Il nome ebraico di questo paese "Mitsraim" esprime un sentimento di angoscia che chiede la liberazione. Questo esodo significa il passaggio da uno stato all'altro. In Egitto il Nilo era venerato come un dio perché forniva l’acqua per il raccolto. Occorre solo "irrigare la terra come un orto di erbaggi", e l'acqua era sempre disponibile, mentre Canaan è "un paese di monti e di valli, che beve l’acqua della pioggia che viene dal cielo" (cfr Dt 11,10). Nella terra promessa il popolo dipende dal cielo per la sua acqua, e possono avere a che fare anche con la siccità, e questo è ciò che devono imparare nel deserto. Le mormorazioni dimostrano il rifiuto di questa dipendenza, e per questo più di una generazione sara’ necessaria prima che il popolo entri nella terra di Canaan. Poi, la manna cessera’ di cadere dal cielo e il popolo si cibera’ dei prodotti della terra, "azzimi e frumento abbrustolito" (Giosuè 5,11). La vita nel deserto è stata un inizio di questa ritrovata libertà e indipendenza.

Il testo dice che quando il popolo lascio’ l'Egitto, Mosè portava le ossa di Giuseppe per seppellirle in Canaan (Esodo 13,19), e camminava alla testa del popolo. Un commento spiega che dopo aver ricevuto la legge sul Sinai, e preparato la tenda, i Leviti che portavano questo mini-santuario camminavano con Mosè che portava le ossa di Giuseppe. Un giorno, incontrarono altre persone nel deserto, che chiesero loro che cosa stavano portando. E Mosè disse: Io sto portando l'uomo che ha messo in pratica ciò che stanno portando ... Giuseppe aveva osservato tutti i comandamenti: non uccise, non commise adulterio, e non rubo’ ... e lui sta camminando alla testa del popolo perché tutta la sua vita ha dato testimonianza alla Legge ricevuta da Mosè. La Torah è stata data per essere messa in pratica.

In questo midrash si trova un terzo insegnamento: quando furono separate le acque del mare, furono aperti dodici sentieri, uno per ogni tribù, e ciascuno di essi fu segnato da una parete di acqua trasparente. Gli Ebrei potevano vedersi tra loro ma non erano in grado di sentire i loro vicini. Quindi, non potevano sentire i loro canti di vittoria, cosi’ ogni tribu’ pensava che fosse l'unica a cantare ... Spesso anche noi vediamo le persone ma non sappiamo ascoltare il canto delle loro anime, e pensiamo di essere gli unici a cantare. Shabbat shalom.

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