Ziv : Parashat Vayigash 2


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro della Genesi 44,18 – 47,27 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Ezechiele 37,15 – 28. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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In questa Parasha continua la storia della famiglia dei figli di Israele. Assistiamo qui alla riconciliazione finale, dopo gli atti di tradimento e di violenza: Giuseppe si rivela ai suoi fratelli, i quali, per la prima volta, sono in grado di parlare con lui. Si dice che, dopo aver baciato i suoi fratelli, “dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui” (45,15). In ebraico, le stesse lettere formano la parola “violenza” e la parola “muto”. La mancanza di parola puo’ causare violenza, e la violenza puo’ impedire di parlare. Si dice che da quando suo padre Giacobbe mostro’ la sua preferenza per Giuseppe dandogli una splendida veste, i suoi fratelli “non potevano parlargli” (37,4). Qui, dopo lo scambio di parole che portano alla riconciliazione, Giuseppe da’ ai suoi fratelli “un cambio di vestiti”. Forse per sostituire quelli che stracciarono nella loro angoscia (44,13), o per riparare quello che gli era successo anni addietro quando i suoi fratelli lo spogliarono della sua tunica ... E Giuseppe fa qualcosa che puo’ sembrare strano: non esita a dare qualcosa in piu’ a suo fratello Beniamino rischiando di riaccendere la rabbia e la gelosia degli altri fratelli. Si ripete cosi’ la storia di suo padre e suo nonno.

Giuseppe non e’ l’unico protagonista di questa riconciliazione; anche Giuda ha la sua parte in questo quando offre la sua vita in cambio di quella di Beniamino. E in questo modo vuole ripagare l’errore che ha commesso quando decise di vendere Giuseppe all’Egitto.
Nella Torah, la storia dell’uomo e’ iniziata con l’assassinio di Abele da parte di Caino, una storia che altri, pieni di odio e di gelosia verso i fratelli, hanno ripetuto. E si conclude con la riconciliazione dei figli di Giacobbe, chiamati a formare il popolo di Israele, portatori delle promesse e delle alleanze. Questo e’ il tema della haftara nel libro di Ezechiele: le tribu’ di Giuseppe nel Nord, e quella di Giuda nel Sud sono di nuovo riunite, e in questo modo vengono loro rivelate queste parole: “Loro saranno il mio popolo e io saro’ il loro Dio”. “Le azioni dei padri sono un segno per i figli”, racconta un classico epigramma rabbinico.

Alla fine della Parasha, il vecchio Giacobbe scende in Egitto accompagnato dalla sua famiglia. Abbiamo una lista dei suoi discendenti e tra loro appare anche una figlia: Serach, figlia di Aser. Perche’ lei e’ nominata qui da sola? (46,17). La tradizione dice che lei doveva vivere una vita molto lunga, e che sara’ quella che indichera’ a Mose’ il luogo dove si trovano le ossa di Giuseppe, cosi’ da seppellirle nella terra di Canaan (Giosue’ 24,32). Un’altra tradizione (Talmud Sota 13a) dice anche che lei non e’ mai morta, proprio come il profeta Elia. Anche lei rimane fino alla fine dei tempi (cfr. Luca 2,36). Shabbat Shalom.

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