Ziv Parashat Vayetse


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro della Genesi 28,10 – 32,3 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Osea 12,13 – 14,10. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv vayetse

Sorgenti di acqua viva …

La storia del sogno di Giacobbe e’ stata commentata molte volte, perche’ la comunicazione con il mondo divino e’ al centro del racconto di una scala sulla quale salivano e scendevano gli angeli. Secondo il midrash, la scena si svolge sul Monte del Tempio. I commentatori localizzano una serie di storie bibliche in questo luogo, incominciando dalla creazione dell’umanita’. In principio, le acque non venivano solo dal cielo a coprire la terra, ma anche dalle profondita’ dell’abisso. Di conseguenza, il Creatore prendeva una pietra per bloccare la sua sorgente. Questa pietra diventera’ poi il fondamento del mondo, “even ha-shtiya”. E’ su questa pietra che il patriarca ha appoggiato il suo capo e con la quale ha costruito un altare ungendolo di olio. Questa analogia e’ molto significativa perche’ dimostra che il mondo e’ stato creato per celebrare la liturgia. E cio’ e’ confermato dalla tradizione: il Monte Moria e’ anche il Monte del Tempio, e la pietra di fondazione si trovava nel santo dei santi, sotto l’arca dell’alleanza. Spostando la pietra, Giacobbe ha aperto di nuovo la sorgente dell’abisso e le acque dall’alto si sono unite di nuovo con le acque delle profondita’.

Questo e’ cio’ che accadeva durante la festa dei Tabernacoli: l’acqua veniva versata nel Tempio, scorreva sul terreno per entrare in un canale particolare dove si univa alle acque degli abissi.

Queste acque evocano la sorgente del Tempio, come si narra nel libro del profeta Ezechiele (47), una sorgente che diventa un fiume con splendidi alberi alti ai lati, le cui foglie sono curative e ristoratrici. Questa e’ la sorgente dalla quale i popoli “attingeranno con gioia” (Isaia 12,3), e il profeta Zaccaria (13,1) dice che e’ il luogo dove si puo’ lavare il peccato e l’impurita’, perche’ quest’acqua, uscendo dal santuario, e’ una fonte di benedizioni.

Spostando la pietra, Giacobbe il patriarca rimane fedele alla vocazione dei patriarchi: vediamo Abramo scavare pozzi che verranno ostruiti durante la lotta con i pastori. Isacco scavera’ quei pozzi di nuovo dando loro nomi simbolici. Giacobbe, a sua volta, aprira’ la fonte di acqua viva prima di rimuovere la pietra dalla bocca del pozzo di Rachele. Shabbat Shalom.

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel