Ziv Parashat VaYera


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro della Genesi 18,1 – 22,24 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Libro dei Rei 4,1 – 37. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv vayera

Venite in casa del vostro servo

Uno dei temi principali della nostra Parasha e’ quello dell’ospitalita’ riferendosi all’ospitalita’ di Abramo e di suo nipote Lot. Sappiamo che Abramo era seduto all’ingresso della sua tenda “nell’ora piu’ calda del giorno” (Genesi 18,1) e che il Signore gli e’ apparso all’entrata della tenda. Secondo la tradizione ebraica, Abramo si stava riprendendo dalla circoncisione alla quale era stato sottoposto, cosi’ come si legge nel capitolo 17. Rashi afferma che Dio era andato “a visitare i malati” e sostiene che il fatto che si trattava di una circoncisione e’ la “Pshat” (la semplice lettura del testo). Tuttavia, qui troviamo una difficolta’, dal momento che questo non e’ citato esplicitamente nel testo, di conseguenza cita il Rabbino Chama Ben Chanina il quale afferma che “Era il terzo giorno della sua circoncisione e il Santo, benedetto Egli sia, e’ venuto e si e’ informato circa la sua salute”. L’affermazione di Rashi si basa sull’inizio del versetto “E il Signore gli apparve”. Nei versetti precedenti, quando Dio appare viene usata l’espressione “E il Signore apparve ad Abramo...” (ad esempio in Genesi 12,7), e quando si dice “a lui” (per esempio a Isacco in Genesi 26,2), il testo si riferisce all’ultimo fatto citato che in questo caso sarebbe la circoncisione. Dio, quindi, e’ venuto a visitare i malati. E mentre era li’, Abramo alza gli occhi e vede tre uomini in piedi presso di lui (Genesi 18,2). Corre loro incontro e dice: “Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo ...”. Il problema qui e’ ancora maggior perche’ la domanda diventa: chi e’ “Signore” qui? E’ Dio o la persona piu’ importante tra i tre viandanti? Secondo alcuni interpreti, l’ospitalita’ di Abramo era cosi’ grande che ha fatto attendere Dio servendo prima i suoi ospiti e poi mettendosi a parlare con Dio (che continuo’ a parlare ad Abramo anche dopo che gli ospiti se ne furono andati). Per la sua dedizione all’ospitalita’, Abramo riceve la promessa che Isacco nascera’ esattamente un anno dopo questa visita – che secondo Rashi e’ la Pasqua dell’anno successivo.

Quando i visitatori arrivano a Sodoma, Lot e’ seduto alle porte di Sodoma (Genesi 19,1), poiche’ era un giudice della citta’ (nella Scrittura i giudici sono in genere seduti alle porte della citta’). Non appena li vede, li saluta e li invita nella sua casa per un banchetto. Nella descrizione di questo banchetto (Genesi 19,3) si incontra per la prima volta nella Scrittura la parola “azzimi”, e questo e’ il motivo per cui Rashi sostiene che era la Pasqua, il che significa che sia la distruzione di Sodoma e la nascita di Isacco avvengono a Pasqua. L’ospitalita’ di Lot e’ addirittura eccessiva – lascia i suoi doveri di giudice per offrire ai suoi ospiti un banchetto e, quando sono minacciati dalla gente di Sodoma (Genesi 19,4-9), incredibilmente offre alla folla le sue figlie vergini piuttosto che venire meno al dovere dell’ospitalita’ verso i suoi ospiti. In entrambi i casi non si puo’ parlare di ospitalita’ “ordinaria”. Per Abramo, Dio stesso appare con l’intento di portare una buona notizia ad Abramo e un giudizio su Sodoma. Per Lot, si tratta della celebrazione della Pasqua con ospiti retti in mezzo a persecuzioni malvage. In entrambi i casi la dedizione e il sacrificio di se’ per il bene dell’ospitalita’ e’ notevole. Questo ci insegna che l’ospitalita’ comporta sempre l’aspetto del sacrificio di se’ – anche se non fino al punto di Lot e di Abramo. Ma la vera ospitalita’, anche nelle circostanze piu’ difficili, e’ in ultima analisi servizio a Dio. Shabbat Shalom.

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