Ziv Parashat Lech Lecha


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro della Genesi 12,1 – 17,27 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Isaia 40,27 – 41,16. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv lekhlekha

Esci dalla tua terra

Questa settimana iniziamo la storia di Abramo, il padre dei credenti. Abramo viene da “Ur-Kasdim” in Babilonia, la terra della scienza e della conoscenza (e’ da li’ che provengono i Re Magi di cui ne parlano i Vangeli), ma anche la terra degli idoli (Ur-Kasdim in ebraico significa “veggenza dei maghi”). Secondo la tradizione del Midrash, Abramo frantuma gli idoli di suo padre che mercanteggiava.
Abramo riceve l’ordine di lasciare “la sua terra, il suo paese e la casa di suo padre” per andare verso un paese sconosciuto, con la promessa di una numerosa discendenza. Abramo diventa un nomade, un “vagabondo e straniero” sulla terra. E’ il primo a essere chiamato “Ebreo” (Genesi 14,13), che significa precisamente “colui che passa”, colui che e’ solo un migrante.

Il Talmud insegna che “le opere dei padri sono un esempio per i figli”, il che significa che queste opere devono essere portate avanti dalle generazioni future ... infatti, Abramo porta gia’ in se’ la vocazione del popolo di Dio, di camminare verso la terra promessa, una terra che secondo la tradizione ebraica non appartiene al popolo, ma soprattutto a Dio. E questo e’ un punto molto importante: per la tradizione ebraica, la terra e’ solo in prestito al popolo, che la deve coltivare affinche’ produca i suoi frutti, ma non gli appartiene in senso stretto. Di conseguenza Israele non potra’ mai diventare un paese nazionalista, che e’ estraneo al pensiero biblico, anche se, naturalmente, deve risiedere su questa terra secondo la promessa di Dio.

Quindi Abramo si oppone radicalmente alla tentazione dei costruttori della Torre di Babele, i suoi compatrioti: non si stabilisce in un luogo, non si ferma lungo la via, parte per un’avventura.

Le prime parole della Paracha” “lech-lecha” (“lasciare”) sono ripetute in Genesi 22,2, quando Dio chiede al padre dei credenti di offrirgli il figlio della promessa: “Va nel territorio di Moria”, e di nuovo Abramo obbedisce per fede. La tradizione indica che e’ stato similmente provato dieci volte e ogni volta e’ stato in grado di superare le difficolta’ grazie alla sua fede che andava al di la’ di ogni aspettativa.

Cosi’ egli diventa “Abramo” il padre delle nazioni, quando intercede per esempio per gli abitanti di Sodoma. Noe’ fu salvato da solo, con la sua famiglia e il Midrash lo rimprovera per non aver pregato per la sua generazione. Abramo, nella seconda alleanza, intercede per i peccatori (Genesi 18,22-32) e le nazioni sono da lui benedette. Shabbat Shalom.

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