Ziv Parashat Vayaylech


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) ci propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Deuteronomio 31,1 – 30 con l’haftarah (lettura aggiunta) da Osea 14,2-10; Michea 7,18-20; Gioele 2,15-27. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv vayaylech

Il Signore tuo Dio passera’ davanti a te

Questa Parasha – la Parasha piu’ corta nella Torah – presenta subito delle difficolta’ con il primo versetto (nel testo ebraico). La traduzione letterale del primo versetto e’ “Mose’ ando’ e rivolse ancora queste parole a tutto Israele” (Deuteronomio 31,1). La domanda che tutti i commentatori fanno qui e’: da dove e’ venuto Mose’ e per andare dove? Nella parachot precedente era chiaro che Mose’ stava in piedi davanti al popolo, parlando loro, dando istruzioni e ammonendoli – perche’ ora ha bisogno di “andare” per parlare a loro? Il Targum (traduzione) attribuita a Jonathan Ben-Uziel dice che si e’ recato in una “casa di apprendimento” – per parlare al popolo in un contesto di insegnamento piuttosto che di comando e di rimprovero. Altri commentatori spiegano che alla fine della sua vita, Mose’ – l’uomo piu’ mansueto sulla terra (Numeri 12,3) – e’ andato personalmente a parlare con ognuno del popolo di Israele. Invece di farli venire e di riunirli attorno a se’, Mose’ e’ andato da loro per salutarli ad uno ad uno. Altri ancora, come il libro di Zohar (illuminazione), spiega “andare” come una allegoria del sole che tramonta. Mose’ era come il sole che illuminava il popolo di Israele attraverso il dono della Torah e eventi che non sono mai stati visti nel mondo prima di allora. Ora, al crepuscolo della sua vita, la sua luce stava tramontando (andandosene via) e Giosue’, con ogni leader di Israele fedele alla legge di Mose’, e’ paragonato alla luna – che riflette questa luce.

Un’altra interpretazione e’ che questo “andare” e’ il compimento dei comandamenti che Mose’ ricevette la seconda volta che sali’ il Monte Sinai: “Alzati, mettiti in cammino alla testa del tuo popolo: entrino nel paese che giurai ai loro padri di dar loro e ne prendano possesso” (Deuteronomio 10, 11), e in effetti continua con una spiegazione del perche’ non li puo’ guidare verso la terra promessa, ma che questo compito finale sara’ affidato a Giosue’: “Io oggi ho centovent’anni; non posso piu’ andare e venire; inoltre il Signore mi ha detto: Tu non passerai questo Giordano. Il Signore tuo Dio passera’ davanti a te, distruggera’ davanti a te quelle nazioni e tu prenderai il loro posto; quanto a Giosue’, egli passera’ alla tua testa, come il Signore ha detto” (Deuteronomio 31,2-3). Con queste ultime parole, Mose’ ci insegna l’umilta’, la saggezza e la fedelta’ che caratterizzano un vero leader. Mose’ si e’ preso cura del suo popolo al momento della sua morte cosi’ come ha fatto per tutta la sua vita. Shabbat Shalom.

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