Ziv: Parashat Ki tetsei


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) ci propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Deuteronomio 21,10 – 25,19 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Isaia 54,1 - 10. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv kitetsei

Cammin facendo
Questa Parasha e’ una di quelle che contiene la maggior parte dei commandamenti della Torah. In essa troviamo, tra gli altri, quello di lasciare volar via una madre-uccello dal nido prima di prendere le sue uova, in modo che lei non soffra (Deuteronomio 22,6). Questo precetto e’ seguito da una ricompensa: tu godrai lunga vita. E’ simile al comandamento di onorare il padre e la madre (Deuteronomio 5,16). Il Talmud pone questa domanda: prendi, per esempio, un figlio il cui padre gli chiede di salire su un albero per prendere le uova da un nido dopo aver lasciato volare via la madre. Il figlio obbedisce entrambi i comandamenti che promettono una vita lunga e felice, e sale sull’albero, ma mentre scende con le uova cade e muore – dov’e’ la ricompensa? Davanti alla sua esteriorita’ provocatoria, la questione tocca il problema della provvidenza divina: come comprendere certe situazioni che sembrano contraddire le promesse? Le risposte sono molteplici: una (Del Rabbino Jacob) spiega che “lunga vita” e’ il mondo che deve venire, e che pertanto si puo’ dimostrare la risurrezione dei morti nella Torah. Un’altra (di Elisha Ben Abuyah), di fronte alla presenza del male nel mondo, si perde la speranza e si mette in dubbio l’esistenza stessa di Dio. Altri ancora spiegano che non si dovrebbero osservare i comandamenti solo per amore di una ricompensa ...

Un altro comandamento ha attirato l’attenzione dei Saggi: quello di non piantare altri semi nel proprio vigneto (22,9-11). Rashi, che visse nella regione francese dello Champagne, evidentemente voleva sapere perche’ peschi, o altri alberi, non potevano crescere insieme con gli alberi di uva. Secondo lui, questo e’ un comandamento senza un fondamento razionale – un “hoq” – come quello di offrire in sacrificio una giovenca rossa al fine di purificare le acque (Numeri 19,2-6). Bisogna accettare di obbedire ai comandamenti in cui il fondamento non e’ evidente. Per altri, occorre enfatizzare la necessaria distinzione tra gli esseri viventi, una distinzione che e’ all’origine della vita: la creazione e’ stata fatta attraverso una separazione. E questa sarebbe anche la ragione per cui e’ vietato vestire un tessuto misto, fatto di lana e di lino insieme (Deuteronomio 22,11).

Anche un terzo comandamento e’ fonte di perplessita’: il figlio testardo e ribelle che dovrebbe essere messo a morte (Deuteronomio 21,18-21). I Saggi hanno mostrato nel testo che ci sono cosi’ tanti ostacoli alla messa in pratica di questo precetto che possiamo dire che non e’ mai stato osservato. In realta’, si puo’ pensare che questo figlio avrebbe continuato a comportarsi male e a diventare un pericolo per la societa’, ma non lo possiamo dimostrare e quindi metterlo a morte. L’uomo non puo’ prendere il posto di Colui che solo conosce tutte le cose. Shabbat Shalom.

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel