Festa di una madre e dei suoi sette figli morti martiri – 3 Agosto


Nei giorni del re Antioco Epifane IV (175 – 163 AC), gravi editti venivano emessi contro gli ebrei nel tentativo di sterminare la fede nel Dio di Israele e nella vita secondo la Torah di Mose’. I Maccabei, un libro che non si trova nella TaNaKh ebraica ma che e’ conservato nella Bibbia cristiana, descrive la sofferenza del popolo di Israele a quel tempo.

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La tradizione ebraica ricorda la vittoria di Giuda Maccabeo e dei suoi fratelli contro l’esercito del re Antioco in occasione della festa di Hannuka, che commemora il miracolo dell’olio di oliva al tempo della riconsacrazione del Tempio, dopo che era stato purificato dall’idolatria imposta dal re malvagio. Tuttavia, nella Bibbia cristiana si legge che le sofferenze e le persecuzioni erano state causate dagli editti del re. Il 3 agosto, la Chiesa di Gerusalemme ricorda coloro che sono morti martiri per la loro fedelta’ al Dio di Israele e alla Torah di Mose’ durante i giorni degli editti di Antioco, e in particolare ricorda la madre e i suoi sette figli che sono stati uccisi uno dopo l’altro perche’ si rifiutarono di disobbedire alla Torah. La storia della loro morte e’ raccontata al capitolo 7 del secondo libro dei Maccabei:

“Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite. Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi". Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie. Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre. Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando:

"Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta: Egli si muoverà a compassione dei suoi servi" (2 Maccabei 7,1-6).

Tutti i setti fratelli morirono martiri davanti agli occhi della loro madre della quale e’ scritto:

“La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: "Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi" (2 Maccabei 7,20-23).

Il re cerco’ di tentare il figlio piu’ giovane con promesse di denaro e di gloria, ma prima che anche lui fosse messo a morte, il giovanetto disse:
"Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Per i nostri peccati noi soffriamo. Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo; perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede. Gia’ ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anche io, come già i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio” (2 Maccabei 7,30-37).

Nell’icona appaiono non solo la madre e i suoi sette figli ma anche Eleazaro, il giusto martire che mori’ nella stessa persecuzione e la cui morte e’ descritta al capitolo 6 del secondo libro dei Maccabei.

La storia dei sette fratelli e della loro madre ha grandemente influenzato i cristiani perseguitati che sono morti martiri durante i primi secoli della Chiesa.

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