Ziv: Parashat Pinchas


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) ci propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dei Numeri 25,10 – 30,1 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal 1 Libro dei Re 18,46 – 19,21. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv pinchas

La storia di Pincas inizia alla fine della Parashat della scorsa settimana, dopo il racconto di Balaam e le maledizioni che si sono trasformate in benedizioni. Si legge che “Israele si stabili’ a Sittim e il popolo comincio’ a trescare con le figlie di Moab” (Numeri 25,1). Secondo l’interpretazione tradizionale, e’ stata un’idea di Balaam a indurre i figli di Israele a prostituirsi con le donne di Moab una volta che si resero conto che i figli di Israele non potevano essere maledetti, come si legge in un versetto dell’haftarah della scorsa settimana, dove si narra cio’ che e’ successo a Sittim (e non prima): “Popolo mio, ricorda le trame di Balak re di Moab, e quello che gli rispose Balaam, figlio di Beor. Ricordati di quello che e’ avvenuto da Sittim a Galgala, per riconoscere i benefici del Signore” (Michea 6,5). Ed e’ qui che, attraverso le tentazioni delle donne di Moab, Israele aderi’ al culto di Baal-Peor” (Numeri 25,3).

A questa idolatria, Dio dice a Mose’: “Prendi tutti i capi del popolo e fa’ appendere al palo i colpevoli, davanti al Signore, al sole, perche’ l’ira ardente del Signore si allontani da Israele”. E Mose’ va anche oltre e dice ai giudici di Israele: “Ognuno di voi uccida dei suoi uomini coloro che hanno aderito al culto di Baal-Peor” (Numeri 25,4-5).

Sentendo queste parole, un uomo del clan dei sacerdoti decide di intervenire e cercare di fermare questi massacri – anche a rischio della sua stessa condanna e della morte, e il rischio di non essere piu’ in grado di diventare sacerdote. Quando Mose’ diceva queste parole: “Ed ecco uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una dona madianita, sotto gli occhi di Mose’ e di tutta la comunita’ degli Israeliti” (Numeri 25,6). Vedendo cio’, Pincas “figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzo’ in mezzo alla comunita’, prese in mano una lancia, segui’ quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due, l’uomo di Israele e la donna, nel basso ventre” (Numeri 25,7-8).

Legalmente, Pincas non avrebbe dovuto fare questo. Non era uno dei “giudici” ai quali Mose’ aveva ordinato di uccidere coloro che “si sono aggiogati” a Baal-Peor. Inoltre, era un sacerdote – e ogni uomo che uccide un essere umano, anche involontariamente, viene escluso dal sacerdozio. Tuttavia, nel fare cio’, “la piaga e’ stata fermata tra il popolo di Israele” – e Pincas in questo modo salva la vita di molti Israeliti.

La nostra parashat inizia con le conseguenze di questi eventi e con le seguenti parole: “Pincas, figlio di Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, ha allontanato la mia ira dagli Israeliti, perche’ egli e’ stato animato dal mio zelo fra di loro, e io nella mia gelosia non ho sterminato gli Israeliti. Percio’ digli che io stabilisco con lui un’alleanza di pace, che sara’ per lui e per la sua stirpe dopo di lui un’alleanza di un sacerdozio perenne, perche’ egli ha avuto zelo per il suo Dio e ha fatto il rito espiatorio per gli Israeliti” (Numeri 25,11-13). Da questo apprendiamo che Pincas era in realta’ un uomo di pace e di conseguenza ricevette “il patto di pace” di Dio poiche’ la sua intenzione era di “fare espiazione” per il popolo di Israele – non quindi un omicidio a sangue freddo. Grazie alla sua azione ha restaurato la pace tra Dio e i suoi figli – i figli di Israele. Secondo Hazal (il Midrash dei saggi di Israele): “Pincas e’ Elia” che avrebbe agito allo stesso modo. Questo e’ lo stesso spirito inviato a preparare la via al Messia: “Ecco, io inviero’ il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perche’ converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; cosi’ che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio” (Malachia 3,23-24). Shabbat Shalom.

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