Ziv: Parashat Hukkat


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) ci propongono una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro dei Numeri 19,1 – 22,1 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Libro dei Giudici 11,1 - 33. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv hukkat

Con questa Parasha, facciamo un salto nel tempo di 38 anni, un tempo durante il quale i figli di Israele vagavano nel deserto fino a quando la generazione malvagia che e’ uscita dall’Egitto e ha generato le dieci spie che hanno parlato male del paese dove scorre latte e miele, poteva morire nel deserto. Si conosce molto poco di questi anni nel deserto. Infatti, uscendo da questo periodo, si esce da un periodo di “assenza di forma e di vuoto” (Genesi 1,2), si ritorna al momento del nulla prima della creazione. Il primo evento collegato ai quarant’anni nel deserto e’ l’offerta della giovenca rossa il cui sacrificio ha prodotto quantita’ enormi di ceneri che durarono per secoli. Secondo il Rambam (il Rabbino Moshe Ben Maimon), sono state offerte in sacrificio nove giovenche simili a quella dai tempi di Mose’ fino alla distruzione del secondo tempio, e la decima sara’ offerta dal Messia. Queste ceneri, che includono quelle del legno di cedro e l’issopo, sono da mescolare con acqua per servire come purificazione dal contatto con la morte. Come abbiamo visto nel Levitico, le istruzioni relative al contatto con i morti sono sempre riportate nel contesto della morte di un sacerdote (istruzioni date per la prima volta dopo la morte di Nadab e Abiu, figli di Aronne), e in effetti Aronne stesso morira’ nel capitolo 20 della nostra Parasha. La purificazione con la cenere di una giovenca rossa simboleggia la polvere della terra da cui l’uomo e’ stato creato (in ebraico terra e’ “adamah” e rosso e’ “adumah”), e la sua purificazione con l’acqua.

E’ anche in questo contesto della creazione che, quando gli Israeliti si lamentano per la mancanza di acqua, Dio dice a Mose’ di parlare alla roccia in modo che l’acqua scaturisca da essa. Questa roccia, secondo la tradizione, ha seguito i figli di Israele scaturendo acqua durante i loro quarant’anni di peregrinazioni nel deserto. La tradizione afferma anche che la mancanza di acqua e’ iniziata dopo la morte di Miriam come segno di grazia fornendo l’acqua ai figli di Israele, come Rashi conferma. Ed e’ proprio qui che Dio dice a Mose’ di comandare alla roccia di far scaturire l’acqua, proprio come Dio stesso ha fatto alla creazione. Tuttavia, Mose’ non comprende il contesto del comando: e’ il momento di una nuova rinascita del popolo ebraico prima di entrare nella terra promessa, e sceglie di colpire la roccia con il suo bastone. Il significato del comando di Dio era di mostrare la potenza della parola di Dio, e non di un gesto umano; di dimostrare che la creazione stessa obbedisce alla voce di Dio, e che non era opera dell’uomo. Ed e’ proprio attraverso cio’ che la fede sarebbe stata restaurata e Dio santificato. Tuttavia, dal momento che Mose’ e Aronne non sono riusciti a comprendere il significato del comando divino, Dio dice loro: “Poiche’ non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa comunita’ nel paese che io le do’” (Numeri 20,12). Aronne morira’ sulla montagna vicina, e Mose’ sul Monte Nebo. Il popolo di Israele dovra’ attendere una nuova creazione. Shabbat Shalom.

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