Ziv: Parashat Emor


Ogni settimana, Gad Barnea o Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal Libro del Levitico 21,1 – 24,23 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Ezechiele 44,15 - 31. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

ziv tsavPerche’ Dio ha creato il mondo?

L’inizio di questa parasha si occupa della santita’ e della perfezione fisica dei sacerdoti che devono presentare offerte nel santuario del deserto (Levitico 22). Si occupa poi dei dettagli dei sacrifici che sono dati come nell’Esodo. Infine tratta della descrizione delle feste annuali - a partire dal sabato. Ma qui, questo giorno particolare e’ chiamato “Giorno di assoluto riposo” (23,3) – un’espressione che e’ anche usata per esprimere la solennita’ del Kippur (23,32), il giorno piu’ sacro per la purificazione dei peccati dell’anno precedente. In quel giorno, come di sabato, ci si astiene dal lavorare. Riguardo al sabato, nel testo si trova un altro dettaglio importante: si fa notare che il sabato viene dopo sei giorni di lavoro. Tuttavia, il verbo “fare” in ebraico e’ qui usato in modo passivo: il lavoro “e’ fatto” nei giorni feriali. E’ l’uomo che vivra’ del lavoro delle sue mani (Salmo 128,2) e non il contrario. Considerando il sabato giorno di riposo, con il rigoroso divieto di entrare in rapporto con il mondo della produzione, ad esempio astenendosi dall’usare il denaro e il fuoco, si dichiara che la finalita’ dell’uomo non e’ il suo lavoro – anche se questo e’ importante.

Il midrash si chiede perche’ il mondo sia stato creato – anche perche’ la perfezione divina non aveva bisogno del mondo. Viene spiegato che il Creatore “ha voluto farsi una dimora per se stesso nel mondo”, tra gli uomini, tra la sua creazione. La dimora nel deserto, dove sono stati offerti i sacrifici, e’ quindi luogo di incontro con il mondo del lavoro, dello spazio. E il sabato e’ una dimora costruita nel tempo – al di la’ del lavoro. Le feste, chiamate “momenti di incontro”, danno a tutto l’anno una conformazione di santita’. La festa del Kippur e il sabato quindi portano lo stesso nome: giorni santi di incontri.

Un commentario ha anche osservato che il rituale delle feste e dei sacrifici e’ stato interrotto per descrivere il modo in cui il raccolto deve essere fatto: il limitare dei campi deve essere lasciato intatto affinche’ i poveri possano venire a raccoglierne i frutti (23,23). Perche’ inserire questa prescrizione proprio qui? Il midrash del Levitico suggerisce che tutto cio’ che e’ dato ai poveri e’ come se fosse offerto come sacrificio sull’altare. Shabbat Shalom.

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