Festa della Santissima Trinita’ – Anno B


La festa della Trinita’ (Padre, Figlio e Spirito Santo) ricorre la domenica dopo Pentecoste. Questa festa richiama l’unita’ di Dio e le feste principali del calendario cristiano.

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Nelle nostre comunita’ di lingua ebraica, questa festa e’ chiamata: la festa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Dio e’ uno”. La parola “Trinita’” e’ un termine teologico complesso che non e’ sempre compreso nemmeno dai cristiani. Nelle nostre comunita’, la comprensione di questa festa e’ complessa ma questo riflette lo sviluppo della fede in un unico Dio che si rivela in tre persone: come Padre, creatore del cielo e della terra, come Figlio risorto e come Spirito Santo. Tuttavia, questa festa riflette anche la lunga storia d’amore di Dio con l’umanita’.
E’ impossibile capire il significato di questa festa se non si ritorna ai capitoli della storia della salvezza - la storia di Dio con l’umanita’ dall’inizio della creazione alla fine del mondo – una storia raccontata nella Bibbia (le Scritture di Israele e il Nuovo Testamento). Da un punto di vista liturgico, la festa e’ collocata una settimana dopo Pentecoste e rappresenta una sintesi di tutto il periodo che i cristiani hanno vissuto dopo la Settimana Santa (passione, morte e risurrezione di Gesu’ Cristo), fino al dono dello Spirito Santo (il giorno di Pentecoste). Pertanto, per entrare nello spirito di questa festa, dobbiamo ricordare sia la storia della salvezza sia le grandi feste e il loro significato.

Quest’anno (Anno B), le letture sono scelte da capitoli importanti della Bibbia e ogni lettura sottolinea un momento importante della storia d’amore tra Dio e l’uomo. La prima lettura e’ tolta dal capitolo 4 del Deuteronomio ed e’ una sintesi del racconto di Mose’ e della storia di Dio con l’umanita’ in generale, e con Israele in particolare. “Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creo’ l’uomo sulla terra e da un’estremita’ dei cieli all’altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udi’ mai cosa simile a questa?” (Deuteronomio 4,32). La cosa “cosi’ grande”, nelle parole che Mose’ rivolge al popolo di Israele prima di entrare nella terra promessa, e’ che Dio, creatore del cielo e della terra, parla con un popolo scelto tra tutti i popoli della terra (Deuteronomio 4,33), che ha scelto (4,34) e amato (4,37). La vocazione di questo popolo e’ quella di testimoniare che “Il Signore e’ Dio lassu’ nei cieli e quaggiu’ sulla terra; e non ve n’e’ altro” (4,39). Il popolo di Israele, e la Chiesa, sono chiamati a testimoniare al mondo che Dio ha fatto il cielo e la terra e ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Come un Padre amorevole, non nasconde ai suoi figli la sua volonta’ e cosi’ Mose’ li esorta dicendo: “Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do” (4,40). Dio Padre agisce per il bene dell’umanita’, chiamata a essere suo figlio e a portare la sua immagine e somiglianza fino agli estremi confini della terra attraverso l’osservanza dei comandamenti e della Torah che Dio ha dato.

La seconda lettura di quest’anno e’ tolta dal capitolo 8 della Lettera di San Paolo ai Romani. Questo capitolo sottolinea il ruolo dello Spirito di Dio nella relazione di Dio con l’umanita’. Dio, nostro Padre celeste, crea l’uomo ad essere suo figlio. E questo e’ il significato dell’espressione “a sua immagine e somiglianza” – l’uomo e’ come il Padre, una somiglianza che si esprime in una vita basata sulla santita’ della Torah (“Siate santi, come Io sono santo” e’ il ritornello che e’ ripetuto nella Torah, nel Libro del Levitico). La vita di Dio scorre nella persona umana, come sta scritto nel Libro della Genesi: “Soffio’ nelle sue narici un alito di vita” (Genesi 2,7). Lo Spirito che riceviamo il giorno di Pentecoste e’ lo stesso che abbiamo ricevuto alla creazione, ma scegliendo di allontanarci da Dio e di non osservare i comandamenti, non viviamo secondo lo Spirito di Dio ma secondo gli impulsi del mondo. Gesu’ rinnova in noi lo Spirito di Dio con la sua totale obbedienza alla volonta’ del Padre. Lo Spirito che vive in Gesu’ durante la vita terrena e, soprattutto, alla sua risurrezione, e’ lo stesso Spirito dato a noi che ci trasforma da schiavi del peccato in figli di Dio. Nello Spirito noi siamo fratelli e sorelle di Cristo e cosi’: “Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Romani 8,17).

La lettura del Vangelo di Matteo, capitolo 28, si concentra sulla figura di Gesu’ Risorto. Quest’anno, per la festa, si leggono gli ultimi versetti di Matteo, che sono molto importanti perche’ attraverso di essi Gesu’ formula la comprensione di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo (Matteo 28,19). Comanda ai suoi discepoli di andare e ammaestrare tutte le nazioni battezzandoli nel nome di Dio: “Padre, Figlio e Spirito Santo”. E aggiunge subito dopo che il battesimo nel nome di Dio e’ un insegnamento cosi’ che possano imparare la Torah che si esprime nella vita di Gesu’ che e’ venuto “non per abolire la Legge o i Profeti, ma per dare compimento” (Matteo 5,17). I discepoli, che sono inviati a battezzare le nazioni, hanno ricevuto il comando di insegnare loro tutto cio’ che Gesu’ ha comandato (Matteo 28,20). Negli scritti di Israele, dopo i comandamenti arriva la promessa come una benedizione, e anche qui, alla fine del Vangelo di Matteo Gesu’, dopo aver ordinato di battezzare e di osservare i comandamenti, promette: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28,20). Queste parole ci ricordano l’altro nome di Gesu’ che si trova nel Vangelo di Matteo – Emmanuele (cf. Matteo 1,23, Emmanuele, che significa “Dio con noi”). Gesu’ e’ il figlio perfetto di Dio che ha creato l’uomo per essere suo figlio. Gesu’ porta a compimento la parola di Dio e in questo modo vive in pienezza la vita del Padre. Gesu’ risorto e’ con noi sempre perche’ lui e’ il compimento della promessa: “Emmanuele – Dio e’ con noi”. E’ venuto per la salvezza dei nostri peccati e per ricondurci al Padre per essere anche noi uniti a lui. Gesu’ non puo’ essere separato da suo Padre anche se noi facciamo distinzione tra lui e Dio Padre. Lo Spirito di Dio in lui lo unisce a Dio in modo che possiamo davvero dire: “Gloria a Dio che e’ Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen”.

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