Pentecoste nella tradizione cristiana


Cinquanta giorni dopo Pasqua, dopo la celebrazione della risurrezione di Gesu’ Cristo dai morti, la Chiesa celebra la festa di Pentecoste, quando Gesu’ dona lo Spirito Santo ai suoi discepoli.

Nel vangelo di Luca, Gesu’ risorto dice ai suoi discepoli: “E io mandero’ su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in citta’, finche’ non siate rivestiti di potenza dall’alto” (Luca 24,49). Quaranta giorni dopo Pasqua, Gesu’ e’ asceso al cielo lasciando dietro di se’ il gruppo dei discepoli che aveva preparato affinche’ portassero avanti la sua opera nel mondo. Tuttavia, questo corpo, costituito dai discepoli, dopo il tradimento di Giuda Iscariota mancava di un membro. Gesu’ aveva scelto dodici discepoli, un numero che rappresenta la perfezione del corpo (in corrispondenza alle dodici tribu’ di Israele nel Vecchio Testamento). L’assenza di Giuda e’ stato un duro colpo per l’istituzione dei discepoli per cui Simon Pietro propose ai discepoli di tirare a sorte per sceglierne un altro. Fu scelto Mattia per colmare il posto vacante. Ora il corpo dei discepoli era pronto per ricevere lo spirito di Gesu’, lo spirito che animera’ i discepoli lungo il loro cammino, compiendo le opere di colui che ora siede alla destra del Padre in cielo. Lo spirito di Gesu’ e’ il primo frutto della sua crocifissione, morte e risurrezione.

Sette settimane dopo la Pasqua, il popolo ebraico celebra la festa delle primizie (In un periodo successivo, questa festa e’ diventata la Festa del Dono della Torah). Il giorno della festa la gente si recava al Tempio per portare le primizie della terra, ringraziando Dio per il dono della terra fertile (confronta Deuteronomio 26). I discepoli erano a Gerusalemme con il popolo e con loro vi erano i giudei di ogni nazione e lingua.

Negli Atti degli Apostoli, Luca descrive cosi’ cio’ che e’ accaduto:

“Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempi’ tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che e’ sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si raduno’ e rimase sbigottita perche’ ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di se’ per lo stupore dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’e’ che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio” (Atti 2,1-11).

Raccontare le grandi opere di Dio e’ compito di chiunque sale al Tempio il giorno di Pentecoste. Tuttavia, il nuovo elemento qui e’ la comunicazione che si e’ creata che permette la proclamazione delle grandi opere di Dio al mondo intero. A questo punto, il corpo che riceve lo spirito, la comunita’ di Cristo, lungo il suo cammino continuera’ a portare la Buona Novella a tutte le nazioni senza paura. Questo corpo portera’, da Gerusalemme fino agli estremi confini, gli insegnamenti di Gesu’ e la Buona Novella che Dio ha vinto la morte per mezzo di Gesu’.

Nel testo che racconta questo episodio, ci vengono ricordate la citta’ e la torre di Babele (Genesi 1,1-9). L’umanita’ ha deciso di costruire una grande citta’ e una torre alta con la cima che raggiunge il cielo per chiudersi in un luogo e non riempire la terra come Dio aveva loro comandato quando disse: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra ...” (Genesi 1,28). Si sono rifiutati di riempire la terra con la Buona Notizia di Dio. Ora, a Gerusalemme, un corpo umano, la comunita’ di Cristo sulla terra, continuera’ a diffondere la Buona Notizia. Con questo corpo inizia un processo di riparazione del mondo il cui scopo e’ quello di unire l’umanita’ dove il rifiuto precedente del popolo di Babele aveva portato divisione e confusione.

Giovanni racconta l’episodio del dono dello Spirito Santo in modo un po’ diverso dalla descrizione di Luca. Per lui, il dono dello Spirito Santo e’ la ri-creazione della persona umana. Cosi’ scrive: “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesu’, si fermo’ in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostro’ loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesu’ disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alito’ su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Giovanni 20,19-23).

In Greco, la lingua originale del vangelo di Giovanni, non e’ scritto “alito’ su di loro” ma “soffio’ in loro” – un’espressione che ci ricorda la creazione di Adamo nella Genesi: “Allora il Signore Dio plasmo’ l’uomo con polvere del suolo e soffio’ nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7). Gesu’ risorto dona lo spirito della nuova vita al corpo dei discepoli. In questo modo crea un nuovo Adamo, sotto forma di Chiesa che cammina sulla terra per compiere la volonta’ del Padre e portare la salvezza fino ai confini del mondo.

La festa di Pentecoste segna la nascita della comunita’, “kehillat haMashiah”, la Chiesa di Cristo. Nel sangue e nell’acqua, la Chiesa e’ nata ai piedi della croce dal costato di Gesu’, ma a Pentecoste riceve lo Spirito di Gesu’, lo spirito di vita attraverso il quale diventa un essere vivente che proclama la gioia della Buona Novella.


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