A volte accadono cose belle ...


Benny, seminarista del Vicariato San Giacomo, condivide le sue riflessioni sulla morte del Rabbino Elio Toaff, Rabbino Capo Emerito di Roma, avvenuta questa settimana.

jpii toaffQuesta riflessione e’ molto importante ai giorni nostri, soprattutto quando al mattino non vogliamo nemmeno ascoltare le notizie del giorno.

Non importa quanto sia intenso il buio e quanto la paura ci possa dominare – ci sara’ sempre la luce, per quanto piccola e modesta. Quella luce che e’ accesa nei cuori degli esseri umani e che puo’ portare avanti la storia di amore, di tolleranza e di umanita’.

Dico questo subito dopo aver ricordato nelle nostre preghiere il Rabbino Elio Toaff, di beata memoria, scomparso pochi giorni fa a Roma, 12 giorni prima del suo centesimo compleanno.

Il Rabbino Toaff ha svolto un ruolo centrale nella storia dell’ebraismo italiano. Il suo nome e’ ricordato non solo dagli ebrei romani, che ha servito per piu’ di cinquant’anni come Rabbino Capo, ma anche da noi cristiani, per una serie di ragioni che ora spieghero’.

La storia affascinante della sua vita, le esperienze difficili della sua giovinezza, la morte e la distruzione che ha visto con i propri occhi, sono diventati un motore che l’hanno guidato per tutta la sua vita consacrata a edificare un mondo piu’ giusto e piu’ umano. Il Rabbino diceva che il compito della memoria non e’ quello di incoraggiare la vendetta, ma piuttosto di mettere in guardia la generazione futura ad essere vigilanti in modo che i terribili eventi del passato non succedano piu’. E a questo aggiungeva che purtroppo la conservazione della memoria non e’ gratuita (In una intervista televisa, una volta il Rabbino racconto’ degli incubi che lo avevano perseguitato per molti anni a causa delle memorie del passato). Non ha smesso di lavorare per aiutare la sua gente a superare i traumi della Shoah e non ha mai perso occasione di lavorare per la riconciliazione e la restaurazione di un mondo lacerato.

Nel 1986, dopo aver consultato i Rabbini Capi dell’Europa, ha accettato di prendere su di se’ il ruolo storico di ospitare Papa Giovanni Paolo II nella Grande Sinagoga di Roma in occasione della prima visita di un Papa a una sinagoga in duemila anni di storia. Dopo questo fatto, un’autentica e onesta amicizia e’ nata tra lui e il Papa polacco che duro’ fino al 2 Aprile 2005. Nei giorni successivi alla morte del “grande Papa”, Piazza San Pietro era gremita di fedeli provenienti da tutto il mondo venuti a dire addio al Papa e a pregare per lui e tra questi c’era anche il Rabbino Toaff che attraverso’ il Tevere per essere presente e leggere i Salmi in memoria del suo caro amico. E questo amico, nel suo testamento, oltre al nome del segretario, ha citato solo un altro nome, quello del Rabbino Toaff.

Storie come queste rafforzano la volonta’ di chi vuole continuare sulla strada aperta da questi giganti, soprattutto in tempi in cui la religione potrebbe tornare ad essere un ostacolo per le relazioni umane.

Quest’anno, la comunita’ cattolica di lingua ebraica in Israele ha il privilegio di prendere parte ad un progetto congiunto con la comunita’ di Sion, una bella comunita’ ebraica, guidata dalla rabbina Tamar Elad-Appelbaum. Un gruppo misto di membri delle due comunita’ si riunisce una volta al mese per leggere e studiare insieme il brano settimanale della Torah che si legge il sabato nella sinagoga. Questi testi sono un patrimonio comune condiviso dal popolo di Israele e dalla Chiesa. In ogni incontro abbiamo notato che sta accadendo dentro di noi qualcosa che va al di la’ di un semplice processo di apprendimento e mostrando che le barriere che esistono nella nostra immaginazione stanno cominciando a crollare. Nel volto e nella voce dell’altro possiamo riconoscere gli occhi e la voce di un caro fratello o sorella, qualunque sia il suo credo o la sua religione.

Lo scorso venerdi’, con Padre Rafic, responsabile della comunita’ di Gerusalemme, sono andato a visitarli nel luogo dove si riuniscono per lo Shabbat, per condividere con loro questo momento di preghiera. Sono rimasto incantato dalla profonda atmosfera spirituale che ha avvolto tutti i presenti. Al termine della preghiera, la rabbina Tamar ci ha invitato a benedire i bambini riuniti sotto la tenda con le parole della benedizione dello Shabbat. In quell’istante abbiamo sentito veramente che era un momento di “tikkun olam” (un tempo di riconciliazione del mondo lacerato).

E questo e’ possibile per noi oggi con la grazia del cielo e attraverso grandi personalita’ come Giovanni Paolo II e il Rabbino Toaff, entrambi di beata memoria.

A volte accadono cose belle... grazie a Dio, fonte di ogni benedizione. Accettiamo questa responsabilita’ per il tempo che lui ha stabilito per noi. Amen.

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