Ziv: Parashat Ki Tissa


Ogni settimana, Gad Barnea or Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione sul testo del Pentateuco che si legge nella Sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il testo e’ preso dal libro dell’Esodo 30,11-34,35 con la haftarah (lettura aggiunta) dal 1° Libro dei Re 18,1-39. La riflessione e’ chiamata “ziv”, un raggio di luce.

ziv kitissa

Invia per mano di chiunque altro puo’ essere inviato
Per Mose’ non e’ stato facile accettare la sua missione di profeta, ma nonostante questo e grazie alla sua obbedienza, le sue parole non sono senza effetto: davanti al peccato di suo fratello che aveva costruito il vitello d’oro per essere adorato, egli chiede al Signore che sia rimosso dal libro che Lui ha scritto ... e in effetti la Paracha precedente (Tetsave) e’ unica in quanto in essa non appare il suo nome come abbiamo visto la scorsa settimana. (Non c’e’ un prima e un dopo nella Torah) Mose’ viene cancellato e in questo modo cede il posto a suo fratello Aronne, il sommo sacerdote, accusato di pregare per tutte le persone che offrono sacrifici, questo era il tema della Tetsave. E prima di questo, Aronne aveva accettato con gioia vedendo che il fratello minore era stato elevato ad una dignita’ superiore alla sua nonostante la sua debolezza, e questo e’ cio’ che insegna l’inizio dell’Esodo. I commentatori sostengono che e’ grazie al suo atteggiamento disinteressato che il fratello di Mose’ e’ stato giudicato degno di portare il pettorale del giudizio sul suo petto sul quale sono incisi i nomi delle dodici tribu’ – i nomi dei figli di Giacobbe. Cosi’ Mose’ e Aronne seguono il percorso di riconciliazione tra fratelli – inimicizia, un tema che attraversa tutto il libro della Genesi, da Caino e Abele, fino alla storia di Giuseppe e i suoi fratelli.
E quando Mose’ scende dalla monte, avvertito dal Signore stesso, vede la ribellione del popolo che danza intorno a un idolo d’oro. La sua prima reazione e’ quella di rompere le tavole della legge che aveva appena ricevuto, le tavole scritte dal dito di Dio sul monte ... che saranno sostituite da altre tavole e questa volta saranno scritte da Mose’ stesso: la Torah e’ la storia dell’alleanza tra Dio e l’umanita’ che e’ chiamata a riparare quello che era stato distrutto. Il dito dell’uomo puo’ cosi’ scrivere una nuova Torah.
Il segno di questa alleanza e’ inscritto nel tempo che deve essere santificato: e questo e’ il Sabato, un obbligo al termine della nostra Parasha. I commentatori osservano che il verbo “adempiere” o “completare”, in ebraico, ha la stessa radice di “fidanzata”, Kalla. Proprio come le tavole della legge sono paragonabili alla “Ketubah”, un contratto di matrimonio che unisce gli sposi, il sabato e’ chiamato “fidanzata”. E’ il segno dell’alleanza rinnovata ogni settimana. Infatti il lavoro vietato in questo giorno e’ collegato alla costruzione della tenda nel deserto (non si dovrebbe accendere il fuoco, cucire, tessere, costruire, comperare o vendere, ecc...). Il Sabato e’ di per se’ un santuario, un luogo della presenza divina, dove si riceve per prima cosa la benedizione: insegna a mettere da parte le attivita’ produttive dei sei giorni lavorativi per entrare nel riposo, il dono gratuito del tempo, il settimo giorno. La dimora nel deserto e’ un ricordo di questa presenza. Shabbat Shalom.

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel