Ziv: Parashat Tetsaveh


Ogni settimana, Gad Barnea or Suor Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione sul testo del Pentateuco che si legge nella Sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il testo e’ preso dal libro dell’Esodo 27,20 – 30:10 con la haftarah (lettura aggiunta) dal Profeta Ezechiele 43,10 – 27. La riflessione e’ chiamata “ziv”, un raggio di luce.

ziv tetsaveh

E prendero’ anche alcuni di loro come sacerdoti

Dopo il racconto del peccato del vitello d’oro, che studieremo la prossima settimana, Mose’ chiede al Signore: “ Se tu perdonassi il loro peccato ... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!” (Esodo 32,32). Secondo la tradizione, questa richiesta si e’ realizzata nella nostra parasha poiche’ e’ davvero l’unica dalla nascita di Mose’ fino alla fine del Pentateuco in cui non compare il nome di Mose’ (ci sono altre parasha nel Deuteronomio dove il nome di Mose’ non appare, ma solo perche’ e’ lui che parla). Questa richiesta e’ accolta proprio nella nostra parasha perche’ e’ qui che viene istituita la consacrazione al sacerdozio, ed e’ qui che Mose’ gioca il ruolo di “Dio” verso Aronne, come il Signore gli disse al roveto ardente: “Tu farai per lui le veci di Dio” (Esodo 4,16). Nella parasha precedente, Mose’ ha ricevuto l’ordine di partecipare, insieme a tutto il popolo attraverso il loro contributo, alla creazione del mondo con la costruzione della tenda – che contiene tutti gli elementi della creazione – un’opera che terminera’ alla fine del libro dell’Esodo con le parole: “Cosi’ Mose’ termino’ l’opera” (Esodo 40,33) che corrisponde alla fine della creazione: “Allora Dio nel settimo giorno porto’ a termine il lavoro che aveva fatto” (Genesi 2,2). Cosi’ il Rabbino Yaacov, parlando a nome del Rabbino Assi, spiega nel Midrash Tanchumah: i teli della tenda corrispondo al cielo (Esodo 26,4-13); il velo della tenda che “separerà” (Esodo 26,33) corrisponde al firmamento e alla separazione dei cieli; le acque del terzo giorno sono rappresentate da “una conca di rame con il piedistallo di rame, per le abluzioni; la collocherai tra la tenda del convegno e l’altare e vi metterai acqua” (Esodo 30,18); le luci da un “candelabro d’oro puro” (Esodo 25,31) e i sacrifici della tenda rappresentano le bestie e gli uccelli dominati dall’uomo.

Ora, Mose’ partecipa alla creazione piu’ importante, quella di un uomo nuovo: suo fratello Aronne. La storia inizia di nuovo con la luce e con l’invito rivolto a tutti di collaborare. Mose’ riceve un ordine: “Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tener sempre accesa una lampada” (Esodo 27,20), e gli e’ stato ulteriormente comandato di fare “abiti sacri” (Esodo 28,2): “il pettorale e l’efod, il manto, la tunica damascata, il turbante e la cintura” (Esodo 28,4). L’efod e’ il primo paramento realizzato. Il suo nome, dalla sua radice, significa “busta”. Aronne portera’ sulla sua persona e sull’efod, per sempre, il nome dei figli di Israele, cosi’ come Adamo porta in sé tutta l’umanita’. L’efod e’ posto su di un manto con “sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo porrai sonagli d’oro; un sonaglio d’oro e una melagrana, un sonaglio d’oro e una melagrana intorno all’orlo del manto” (Esodo 28,33-34). Questi melograni e sonagli d’oro simboleggiano la forza della vita – il rumore sfolgorante della vita e il seme della natura – la forza del perpetuarsi della vita. Vestiti cosi’, Aronne e tutti i sommi sacerdoti che verranno dopo di lui, offrendo il loro servizio a Dio, svolgeranno per tutta l’eternita’, il ruolo della creazione dell’uomo, di Israele e della vita stessa. Shabbat Shalom.

Per aiutarci Contattaci Vatican News in ebraico La Messa in ebraico Per la protezione dei bambini


© 2020 Saint James Vicariate for Hebrew Speaking Catholics in Israel