Ziv: Parashat Jethro


Ogni settimana, Gad Barnea o Sr. Agnese della Croce (della Comunita’ delle Beatitudini) propone una riflessione su un brano del Pentateuco che viene letto nella sinagoga (parashat hashavua). Questa settimana il brano e’ tolto dal libro dell’Esodo 18,1-20,23 con l’haftarah (lettura aggiunta) dal profeta Isaia 6,1-13. La loro riflessione e’ chiamata “ziv” – raggio di luce.

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Luce delle genti

Questa parasha prende il suo titolo dal nome di una persona, cosa piuttosto rara. E’ il nome del suocero di Mose’, che non fa parte del popolo di Israele. Infatti, e’ un pagano, un prete idolatra di Madian ... Tuttavia, questa parasha contiene anche uno dei piu’ importanti eventi nella storia dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, quando il Signore ha consegnato la Torah sul Monte Sinai. Il nome Ietro puo’ essere paragonato alla radice della parola “corda” (meitar, cf. Salmo 11,2): il suocero di Mose’ unisce le nazioni al popolo di Israele quando Mose’ riceve le tavole della Legge, che si possono paragonare ad un contratto di matrimonio, a “ketuba”. La consegna della Legge avviene nel deserto, fuori dalla Terra di Israele, per mostrare la sua universalita’. Ma e’ anche in questa parasha che Israele e’ chiamato, per la prima volta, “am segoula” (19,5), il popolo eletto, o il popolo prediletto, prescelto. Queste due dimensione sono inseparabili: Israele e’ scelto e messo da parte, ma con l’obiettivo di diventare “luce delle genti”, mostrando che si puo’ condurre una vita morale osservando la Parola ricevuta. La consegna della Legge sul Sinai e’ celebrata in un modo speciale durante la Festa di Shavuot, dopo la Pasqua. In effetti, in questo tempo di raccolta, si legge il Libro di Rut. Anche Rut e’, come Ietro, delle genti. Rut ha accettato di sposare Boaz, che le era stato destinato per via della legge del levirato. In questo modo lei diventa fonte di benedizione per Israele. Ietro insegnera’ a Mose’ l’arte di governare con saggezza, delegando la sua autorita’ agli anziani e ai capi che lo assisteranno nella sua missione di guida del popolo ebraico – una benedizione, e loro potrebbero anche essere una benedizione per il loro bene. Questo e’ cio’ che e’ stato detto ad Abramo: “Io benediro’ coloro che ti benediranno”. Tuttavia qui Ietro il Medianita benedice il Dio di Israele (18,10).

La tradizione ha posto la domanda: che cosa ha sentito il popolo di Israele sul Sinai? C’e’ un midrash che dice che loro sentirono solo la prima parola del Decalogo: Anokhi ... Io sono. Questa affermazione della Presenza contiene tutte le altre parole che non sono, propriamente parlando, i comandamenti: non ci sono condizioni. Non si dice: se non ... allora ... ma: farai. Questi principi sono norme assolute e universali, al di la’ di ogni osservanza legale. D’altra parte, dire che l’affermazione della Divina Presenza riassume le dieci parole, e’ come mostrare che il rapporto con il nostro prossimo riguarda direttamente il nostro rapporto con Dio ... Il Rabbino Mendel di Rimanov insegna che noi abbiamo sentito solo la prima lettera dei dieci comandamenti, l’Alef. Tuttavia, l’Alef e’ una lettera muta ... e’ nel silenzio della Divina Presenza che il popolo ha sentito e capito come devono comportarsi. Shabbat Shalom.

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